Per un grande 25 aprile

Perché il fascismo è di nuovo un pericolo e perché questo 25 aprile deve essere una ferma risposta al disegno autoritario di questo governo e del padronato. Articolo a cura della redazione di Futura Società.

A cura della redazione di Futura Società

Il nostro paese è già impegnato, a dispregio dell’articolo 11 della Costituzione, con armi e personale, in una guerra mondiale forse neppure più tanto a pezzi, a sostegno del regime nazista di Kiev, del genocidio del popolo palestinese e delle manovre di accerchiamento della Cina nel Pacifico. Dalle basi americane in Italia stanno partendo strumenti di morte. La pulsione atlantista non è certo fenomeno degli ultimi anni e innegabili sono le responsabilità anche dei governi del centrosinistra a partire dalla aggressione Nato alla Jugoslavia (che, per questo e altri motivi, ha segnato, sotto molti punti di vista, un vero e proprio “punto di svolta”). Tuttavia, la novità politica di questa fase è proprio la “saldatura” tra radicalismo atlantico e torsione autoritaria.

Governi autoritari si vanno affermando in gran parte dell’Occidente che dal canto suo cerca, con la guerra, di impedire il suo declino e il riscatto dei popoli che fino a ieri dominava. La Nato ormai esplicitamente dice che ci dobbiamo preparare a una lunga guerra e che dobbiamo riconvertire la nostra economia in economia di guerra.

La libertà di manifestazione del pensiero politico è coartata: in Germania e altrove si proibiscono manifestazioni a sostegno del popolo palestinese e si impedisce perfino l’ingresso nel Paese dei relatori esteri, Assange sta marcendo da molti anni in prigione per aver denunciato i crimini di guerra e della politica estera Usa, si impedisce a intellettuali e ad altre personalità russe di partecipare a eventi internazionali.

In Italia i fascisti al governo dettano alle scuole come si deve insegnare la storia e per ora si biasimano (in attesa del peggio?) i professori che intendono educare alla tolleranza e all’antifascismo. Si picchiano i manifestanti indifesi nelle manifestazioni, si impedisce di parlare in televisione a chi critica la politica del governo in fatto di antifascismo, si querela un grande intellettuale quale Luciano Canfora per le idee manifestate, si porta avanti il progetto di concentrare tutti i poteri politici nella persona del premier, a cui diventerebbe subordinata, secondo la proposta di riforma in materia, anche la magistratura. 

Il revisionismo storico dilaga: il Parlamento europeo equipara nazismo e comunismo, vittime e carnefici; si utilizza il giorno del ricordo, voluto da Napolitano, per un attacco ai partigiani, per non parlare delle esternazioni di Violante sui “ragazzi di Salò”, si strumentalizzano episodi minori per ribaltare le responsabilità; i media, concentrati nelle mani del capitale, divulgano questa narrazione e si fa sempre più pesante la censura perfino nei social. Anche in questo campo non tutto è nuovo. I manuali di storia da anni considerano e catalogano l’esperienza dell’Urss come totalitarismo al pari di nazismo e fascismo, sminuendo così il valore della Resistenza e il ruolo dei comunisti nella Liberazione dell’Italia.

Farebbero ridere, se non fosse così tragico, quelli che dicono che il fascismo non c’è più. Non c’è bisogno dell’orbace e del manganello, anche se talvolta non viene disdegnato il suo uso. Cos’è il fascismo se non un movimento reazionario che si prefigge di colpire con metodi autoritari la classe lavoratrice quando a tale scopo non basta più il metodo democratico? Se non il sostegno da parte di settori importanti del capitale e della piccola borghesia a un piano di conquista dello Stato, in contrapposizione perfino alla democrazia di tipo liberale?

Il fascismo è demagogia, xenofobia, odia la cultura, disprezza la libertà e la giustizia, opprime i deboli e serve i forti, prepara la guerra.

I nostri partigiani, e il partito comunista che fu il maggiore protagonista della Resistenza, sapevano che il fascismo avrebbe potuto rinascere e per allontanare questo pericolo vollero che si iscrivessero nella Costituzione garanzie democratiche associate a garanzie sociali: parità di diritti, senza discriminazioni in base a sesso, opinioni politiche e religiose, razza, classe di appartenenza ecc., diritto di studiare per tutti a prescindere dalle condizioni economiche familiari, assistenza sanitaria gratuita per tutti, diritto a un lavoro dignitoso e a una pensione decente, limiti allo strapotere del mercato e prefigurazione di un intervento democratico anche nell’economia, ripudio della guerra.

Alcune di queste conquiste, realizzate dopo lunghe lotte, sono state negli ultimi decenni smantellate, grazie anche a tutti i governi, anche quelli di centrosinistra, come pure gli attacchi alla Costituzione sono stati concentrici. Su questo versante, per esempio, il centrosinistra si è distinto per la controriforma del Titolo V della Costituzione (governi D’Alema e Amato), la proposta di revisione costituzionale (governo Renzi), accordi istituzionali sulla c.d. autonomia differenziata (governo Gentiloni, peraltro a Camere sciolte). Così come le pulsioni di guerra hanno attraversato indistintamente tutti i governi degli ultimi decenni. Per questo riteniamo che il centrosinistra abbia una parte non trascurabile di responsabilità per il ritorno del pericolo fascista, che però mai come ora lo si sente così minaccioso e mai come ora necessita di una risposta ampia. Una risposta che non può essere la solita retorica antifascista di facciata. Le condizioni e le prospettive di vita delle nuove generazioni si stanno deteriorando grazie alle politiche liberiste e a questa grande crisi del capitalismo. La destra strumentalizza in maniera demagogica queste sofferenze sociali, anche se sappiamo che non potrà che aggravarle, e ha buon gioco a irridere sull’antifascismo di maniera. Allora le pur necessarie parole sulla storia del fascismo e dell’antifascismo devono essere accompagnate da un progetto di società che dia speranza a queste generazioni, progetto che non si può differenziare molto da quello originario della nostra Costituzione e che possa anche produrre un terreno più avanzato della lotta di classe e per il socialismo.

Ecco perché questo 25 aprile è particolarmente importante. I comunisti devono essere protagonisti nelle piazze, in particolare nella manifestazione, che ci auguriamo grandissima, di Milano. Dobbiamo esserci con spirito unitario ma anche con la consapevolezze e la critica dei limiti di un antifascismo che non va alla sostanza delle cose.

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About Adriana Bernardeschi

Laureata in Fisosofia, lavora in ambito editoriale. Ha militato fin dall’adolescenza in movimenti e partiti comunisti. Collabora con il Centro Studi “Domenico Losurdo”.

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