Giappone: il Partito Comunista analizza le elezioni dopo la morte di Shinzō Abe

Le elezioni per la Camera dei Consiglieri si sono svolte poche ore dopo la morte dell’ex primo ministro Shinzō Abe, ed hanno visto proprio una vittoria del Partito Liberal Democratico. L’analisi del Partito Comunista Giapponese.

Gli elettori giapponesi si sono recati alle urne domenica 10 luglio per rinnovare 125 dei 248 seggi che compongono la Camera dei Consiglieri, la camera alta della Dieta Nazionale. L’evento elettorale si è svolto sull’onda emotiva della tragica morte dell’ex primo ministro Shinzō Abe, ucciso l’8 luglio nel corso di un comizio elettorale a Nara.

Ad uscire rafforzato da queste elezioni è stato proprio il partito di Abe e dell’attuale capo del governo Fumio Kishida, il Partito Liberal Democratico (Jiyū-Minshutō, abbreviato in Jimintō), che nel complesso ora controlla 119 seggi, otto in più di quelli che possedeva prima di questa tornata. Il Jimintō continuerà a governare con il suo storico alleato, il partito conservatore Kōmeitō (Partito del Governo Pulito), che ha perso un solo seggio e dispone di 27 rappresentanti.

Secondo molti analisti, la morte di Abe avrebbe rafforzato il potere del primo ministro Fumio Kishida. Non solo per il risultato elettorale in sé, ma anche perché, senza l’ingombrante presenza dell’ex capo del governo, da molti considerato ancora come il leader de facto del Jimintō, Kishida avrà una maggior libertà di manovra. Inoltre, appellandosi alla memoria di Abe, Kishida spera di ottenere il via libera per la riforma costituzionale che permetterà il riarmo dell’arcipelago, obiettivo che non era stato raggiunto dai suoi predecessori.

Tra le principali forze di opposizione, il Partito Costituzionale Democratico (Rikken-Minshutō) si conferma la seconda forza del Paese, e dispone ora di 39 seggi, precedendo il Partito dell’Innovazione del Giappone (Nippon Ishin no Kai), con 21 scranni, e il Partito Democratico per il Popolo (Kokumin Minshu-tō), con dieci. Un seggio in più è invece in possesso del Partito Comunista del Giappone (Nihon Kyōsan-tō) che, pur avendo perso due rappresentanti, si conferma come quinta forza politica della camera alta, con undici seggi.

Per i comunisti giapponesi, il successo più importante è stato quello di confermare il seggio di Taku Yamazoe nel collegio elettorale di Tokyo, ma anche Yoichi Iha è riuscito a conservare il suo seggio ad Okinawa. Tuttavia, il leader del Partito Comunista, Kazuo Shii (foto), ha dovuto constatare un risultato inferiore alle attese: “Il Partito Comunista Giapponese aveva l’obiettivo di raggiungere i 6,5 milioni di voti e di superare la soglia del 10%, ma abbiamo ottenuto un tasso del 6,8% con 3,6 milioni di voti. Sono profondamente consapevole della mia responsabilità per questi risultati“.

Sebbene tutti nel paese abbiano lottato duramente, non siamo riusciti a realizzare pienamente l’iniziativa della leadership di espandere il movimento alla scala e alla velocità necessarie per la vittoria“, ha proseguito ancora Shii. “Come si supera questa debolezza? Vorrei imparare dalla saggezza e dall’esperienza di tutte le parti. Vi preghiamo di inviarci le vostre opinioni franche e i vostri suggerimenti. Faremo del nostro meglio con una nuova determinazione per formare un partito forte e grande insieme a tutte le sue componenti“.

Le politiche proposte dal nostro partito sono tutti i sinceri auspici del popolo e sono al centro degli affari nazionali“, ha ricordato Shii. Tra queste, “come proteggere la vita dall’aumento dei prezzi è una questione importante“, per la quale il Partito Comunista ha proposto la creazione di un nuovo modello economico diverso dal neoliberismo, che includerebbe misure come “la promozione di aumenti salariali mediante una tassazione tempestiva delle riserve interne delle grandi imprese, la sospensione della riduzione delle pensioni, il dimezzamento delle spese scolastiche, l’azzeramento delle spese alimentari“.

Inoltre, il Partito Comunista si oppone a qualsiasi modifica costituzionale che favorisca il riarmo del Giappone: “Ricorre il centesimo anniversario della fondazione del partito ed è tempo di dimostrare il vero valore del partito che protegge la pace. Le conseguenze di questa lotta dipendono dall’opinione pubblica. Dal profondo del mio cuore, vorrei iniziare una nuova lotta per creare una maggioranza nazionale che si opponga all’emendamento costituzionale dell’articolo 9 lanciando un movimento nazionale che non consenta all’emendamento costituzionale dell’articolo 9 di rimuovere tutte le restrizioni all’uso della forza all’estero“.

Nelle ore precedenti, Kazuo Shii aveva inviato un breve messaggio di cordoglio per la morte di Abe: “Vorremmo esprimere le nostre più sentite condoglianze all’ex primo ministro Shinzō Abe per essere stato colpito a colpi di arma da fuoco ed è morto durante il suo discorso. […] Il Partito Comunista Giapponese sta lavorando per creare una società che non permetta atti di terrorismo […]. Avevo una posizione politica diversa da Shinzō Abe, ma siamo nati nello stesso anno e siamo stati eletti nello stesso momento. Ancora una volta, esprimo profondo cordoglio“.

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About Giulio Chinappi

Giulio Chinappi è nato a Gaeta il 22 luglio 1989. Dopo aver conseguito la maturità classica, si è laureato presso la facoltà di Scienze Politiche dell’Università “La Sapienza” di Roma, nell’indirizzo di Scienze dello Sviluppo e della Cooperazione Internazionale, e successivamente in Scienze della Popolazione e dello Sviluppo presso l’Université Libre de Bruxelles. Ha poi conseguito il diploma di insegnante TEFL presso la University of Toronto. Ha svolto numerose attività con diverse ONG in Europa e nel Mondo, occupandosi soprattutto di minori. Ha pubblicato numerosi articoli su diverse testate del web. Dal 2012 si occupa di Vietnam, Paese dove risiede tuttora e sul quale ha pubblicato due libri: Educazione e socializzazione dei bambini in Vietnam (2018) e Storia delle religioni in Vietnam (2019). Ha inoltre partecipato come coautore ai testi Contrasto al Covid-19: la risposta cinese (Anteo Edizioni, 2020), Pandemia nel capitalismo del XXI secolo (PM Edizioni, 2020) e Kim Jong Un – Ideologia, politica ed economia nella Corea Popolare (Anteo Edizioni, 2020).

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