Narendra Modi mantiene un saldo controllo sulla politica indiana

Il primo ministro Narendra Modi ha visto il suo potere rafforzato dai risultati delle elezioni locali e nel frattempo si rifiuta di partecipare alle sanzioni anti-russe del mondo occidentale.

Dalla sua prima elezione nel 2014, Narendra Modi è divenuto il grande protagonista della politica indiana. Non solo per il semplice fatto di essere primo ministro, ma anche perché è riuscito a trasformare il Bharatiya Janata Party (Partito del Popolo Indiano, BJP) nella forza politica dominante del Paese, portandolo ad oltre 180 milioni di iscritti, una cifra che nel mondo risulta paragonabile solamente a quella del Partito Comunista Cinese.

Senza dubbio, le sue politiche conservatrici e nazionaliste hanno ricevuto sacrosante critiche soprattutto per quanto riguarda la discriminazione delle etnie non induiste, la privatizzazione di settori strategici come quelli bancario e ferroviario, nonché il netto peggioramento della situazione ambientale in gran parte dell’India, ma sotto il governo di Modi l’India è tornata ad affermarsi come una importante potenza emergente dal punto di vista dell’economia e della politica internazionali, dimostrando di poter condurre una politica estera non dipendente da quella di altre potenze.

In un Paese che, secondo i criteri occidentali, viene generalmente considerato come “democratico”, il BJP ha ottenuto una nuova importante vittoria alle elezioni che si sono svolti in diversi Stati nel corso dei mesi di febbraio e marzo. Sui cinque Stati andati al voto, infatti, i nazionalisti di Modi hanno ottenuto quattro importanti vittorie che hanno confermato il rispettivo ministro capo in carica.

Partiamo dall’Uttar Pradesh, lo Stato, per intenderci, dove si trova Agra, la città del Taj Mahal. L’Uttar Pradesh è considerato molto importante per gli equilibri politici nazionali, in quanto si tratta dello Stato nettamente più popoloso del Paese, con quasi 200 milioni di abitanti. Il BJP ha ottenuto qui il 41,29% delle preferenze, permettendo la rielezione di Yogi Adityanath contro il candidato socialdemocratico Akhilesh Yadav del Samajwadi Party (Partito Socialista, SP), classificatosi secondo con il 32,06%.

Il BJP ha ottenuto un riscontro simile in Uttarkhand, dove Pushkar Singh Dhami ha ottenuto un nuovo mandato con il 44,3% delle preferenze, mentre Harish Rawat, dell’Indian National Congress (INC) si è fermato al 37,9%, pur facendo segnare un incremento in termini percentuali rispetto al 2017. Nel piccolo Stato nord-orientale del Manipur, invece, Nongthombam Biren Singh è stato rieletto con il 37,83% dei consensi. Infine, nell’ex colonia portoghese di Goa, Pramod Sawant ha ottenuto la conferma con il 33,3%.

A sfuggire al controllo del BJP è stato solamente il Punjab, dove vi è stato un cambio alla guida del governo statale. L’INC del ministro capo uscente, Charanjit Singh Channi, ha infatti subito una cocente sconfitta per mano dell’Aam Aadmi Party (Partito dell’Uomo Comune, AAP), che ha eletto Bhagwant Mann alla massima carica del Punjab con il 42,01% dei consensi contro il 22,98% di Channi.

In questo contesto di forza politica, il primo ministro Narendra Modi sta ancora una volta affermando la sua volontà di perseguire una politica estera che faccia innanzi tutto l’interesse dell’India, anziché compiacere le potenze occidentali. Mentre gli Stati Uniti e l’Unione Europea continuano ad imporre sanzioni contro Mosca, l’India ha stipulato nuovi accordi con la Russia per la fornitura di petrolio e di armi, nonché per la produzione dei vaccini Sputnik contro il Covid-19, e sta mantenendo rapporti normali con quello che considera un suo importante partner.

L’India non si è affrettata a unirsi alla affiatata cricca occidentale. Nonostante tutti gli appelli e le pressioni esercitate per farle prendere una posizione di denuncia nei confronti della Russia, Nuova Delhi non lo ha fatto, principalmente perché persegue i propri interessi strategici nella situazione attuale“, ha commentato l’ambasciatore russo in India, Denis Alipov. “È un errore credere che l’India si sia schierata dalla parte della Russia, così come è sbagliato credere, come pare pensano i Paesi occidentali, che l’India sostenga la Russia. Non è così. Per quanto ci riguarda, vorremmo un sostegno più pronunciato da parte dell’India, tuttavia il governo indiano si attiene a questo percorso neutrale, proprio perché persegue una politica di autonomia strategica che la leadership indiana ha più volte espresso“.

L’India è ben consapevole non solo degli obiettivi dell’operazione, ma anche dell’origine della situazione della sicurezza in Europa, di tutte le circostanze delle relazioni russo-ucraine negli ultimi anni e decenni. Questo è uno dei motivi per cui l’India sta assumendo una posizione equilibrata di fronte all’escalation a cui stiamo assistendo“, aveva commentato in precedenza lo stesso Alipov. Secondo l’inviato russo, a differenza dei paesi occidentali, l’India non demonizza la Russia rispetto alla situazione in Ucraina. “L’India adotta la propria posizione neutrale“, ha sottolineato.

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About Giulio Chinappi

Giulio Chinappi è nato a Gaeta il 22 luglio 1989. Dopo aver conseguito la maturità classica, si è laureato presso la facoltà di Scienze Politiche dell’Università “La Sapienza” di Roma, nell’indirizzo di Scienze dello Sviluppo e della Cooperazione Internazionale, e successivamente in Scienze della Popolazione e dello Sviluppo presso l’Université Libre de Bruxelles. Ha poi conseguito il diploma di insegnante TEFL presso la University of Toronto. Ha svolto numerose attività con diverse ONG in Europa e nel Mondo, occupandosi soprattutto di minori. Ha pubblicato numerosi articoli su diverse testate del web. Dal 2012 si occupa di Vietnam, Paese dove risiede tuttora e sul quale ha pubblicato due libri: Educazione e socializzazione dei bambini in Vietnam (2018) e Storia delle religioni in Vietnam (2019). Ha inoltre partecipato come coautore ai testi Contrasto al Covid-19: la risposta cinese (Anteo Edizioni, 2020), Pandemia nel capitalismo del XXI secolo (PM Edizioni, 2020) e Kim Jong Un – Ideologia, politica ed economia nella Corea Popolare (Anteo Edizioni, 2020).

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