Con la nomina di Rustam Emomalī alla presidenza dell’Assemblea Nazionale, è stata praticamente ufficializzata la linea di successione tra il presidente Emomalī Rahmon ed il maggiore dei suoi nove figli.

Dopo le elezioni del 1° marzo, che hanno portato al rinnovamento dell’Assemblea dei Rappresentanti, il 27 marzo i deputati eletti alla camera bassa sono stati chiamati a scegliere attraverso elezioni indiritte i senatori dell’Assemblea Nazionale (Majlisi Milli), la camera alta del parlamento bicamerale di Dušanbe. Le elezioni, come prevedibile, hanno confermato la leadership assoluta del Partito Democratico Popolare del Tagikistan (Hizbi xalqii demokratii Tojikiston), la formazione creata da Abdulmajid Dostiev, oggi ambasciatore del Paese in Russia, e dal presidente Emomalī Rahmon dopo la sua ascesa al potere nel 1994.
Nessuna sorpresa, dunque, nell’ex repubblica sovietica, dove il potere personale di Rahmon si è rafforzato nel corso di questi anni, al punto di permettergli di preparare la strada per stabilire una vera e propria dinastia alla guida del Tagikistan. Nel 2003 e nel 2016, il presidente ha fatto approvare due referendum popolari che gli hanno permesso di ricandidarsi per un numero illimitato di volte, eliminando i vincoli previsti dalla precedente costituzione. Come se non bastasse, nel dicembre del 2015 il parlamento tagiko ha passato una legge che garantisce a Rahmon l’immunità a vita ed il diritto di veto su qualsiasi provvedimento, assegnandogli il titolo di “fondatore della pace e dell’unità nazionali, leader della nazione”.
Non deve sorprendere, dunque, la scelta del maggiore dei nove figli di Rahmon, Rustam Emomalī, come nuovo presidente della camera alta, eletto in maniera unanime dai suoi membri, tra i quali figura anche Ozoda Rahmon, sua sorella. Il trentaduenne, infatti, era già stato individuato da molti come il possibile erede del presidente Rahmon, soprattutto dopo che la riforma costituzionale del 2016 ha abbassato l’età minima per candidarsi alla presidenza da trentacinque a trent’anni. Di conseguenza, il rampollo potrà già candidarsi alle elezioni presidenziali previste per il mese novembre, nel caso in cui suo padre decidesse di cedergli il passo. Ad ogni modo, la nomina di Rustam Emomalī alla presidenza della Majlisi Milli rappresenta già un importante passo verso la successione, visto che la costituzione prevede che sia proprio il detentore di questa carica a prendere il posto del presidente in caso di morte o impedimento di quest’ultimo.
Di fatto, il sessantasettenne presidente Emomalī Rahmon ha così aggiunto l’ultimo tassello al puzzle che ha costruito in ventisei anni di potere, forse spaventato dalla morte, nel 2017, di suo fratello Nuriddin Rahmon, evento che lo ha portato ad accelerare la risoluzione della questione sulla sua successione. Del resto, la famiglia di Rahmon occupava già quasi tutte le posizioni di potere, e la nomina di Rustam Emomalī ha rappresentato poco più di una formalità.
La carica di presidente della Majlisi Milli, oltretutto, era già occupata da un fedelissimo di Rahmon, Mahmadsaid Ubaidulloev, suo braccio destro che era stato scelto nel 2000. Curiosamente, Ubaidulloev va a cedere questa carica a Rustam Emomalī dopo che nel 2017 lo stesso di passaggio di consegne aveva avuto luogo per la carica di sindaco della capitale. In realtà, Ubaidulloev sapeva già di avere i giorni contanti, visto che il figlio del presidente aveva screditato la sua amministrazione poco dopo aver preso il potere a Dušanbe, portando alla condanna di diversi membri del personale scelto dal suo predecessore con l’accusa di corruzione. Ubaidulloev non è stato coinvolto in prima persona, ma probabilmente le indagini gli sono servite da monito, ed il sessantottenne si è fatto da parte senza fiatare, abbandonando definitivamente la posizione di numero due nella politica del Paese.
Per il resto, tutti gli analisti avevano già individuato da tempo Rustam Emomalī come l’erede del presidente Emomalī Rahmon. Quest’ultimo ha infatti messo in moto da anni una macchina propagandistica fondata sulle sue apparizioni regolari in eventi pubblici, come riunioni ufficiali del governo, feste e aperture di strutture pubbliche, vicino o accanto a suo padre. Inoltre, l’erede designato, che pure vanta un curriculum accademico di rispetto, avendo studiato anche presso l’Accademia presidenziale russa di economia nazionale e pubblica amministrazione a Mosca, si è visto attribuire il titolo di generale senza aver mai messo piede nelle forze armate.
In conclusione, l’unico nodo da sciogliere è quello delle elezioni presidenziali di novembre: ancora non si sa, infatti, se Emomalī Rahmon si ricandiderà per un nuovo mandato o se deciderà di cedere definitivamente il potere al primogenito.
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[…] sessantottenne, il presidente Rahmon si è anche preoccupato di assicurare la propria successione spianando la strada all’ascesa del figlio, Rustam Emomalī. La riforma del 2016 ha infatti abbassato l’età minima per candidarsi alla […]
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