Afghanistan: Ashraf Ghani proclamato vincitore delle presienziali

Dopo quasi tre mesi di attesa, sono stati ufficializzati i risultati delle elezioni presidenziali in Afghanistan: Ashraf Ghani resterà il capo formale del Paese.

Ci sono voluti praticamente tre mesi, dalle elezioni del 28 settembre alla proclamazione del 22 dicembre, per ufficializzare i risultati delle presidenziali in Afghanistan. Questo dato basta a far capire quanto debole sia il controllo delle autorità dello Stato sul territorio del Paese dell’Asia centrale, che pure è oramai da decenni al centro dell’attenzione mediatica internazionale.

Non deve sorprendere, dunque, che nella storia recente dell’Afghanistan la carica presidenziale sia spesso stata sminuita con l’appellativo di “sindaco di Kabul”, visto che il governo riconosciuto internazionalmente è effettivamente in grado di controllare solamente la capitale e poche altre aree circostanti.

Altrettanto poco sorprendenti, sono i risultati finali di queste elezioni presidenziali afghane. Il verdetto era infatti praticamente certo, ed ha visto la conferma del presidente in carica, Ashraf Ghani. Il settantenne ha ottenuto il 50.64% dei consensi, e certamente proseguirà per i prossimi cinque anni con una politica di mera genuflessione di fronte agli interessi della forza occupante statunitense: sindaco di Kabul, dunque, oppure governatore per conto della madrepatria statunitense, come si sarebbe detto in tempi di colonizzazione.

Per l’ennesima volta, invece, viene sconfitto Abdullah Abdullah, cinquantanovenne eterno secondo sia nelle sfide con Ghani che precedentemente con l’altro fantoccio di Washington, Hamid Karzai. Il leader del Congresso Nazionale dell’Afghanistan (Etelaf-e Milli) ha ottenuto il 39.52% delle preferenze, confermandosi come l’unico in grado di avvicinare Ghani (la differenza effettiva è comunque stata di circa 200.000 preferenze).

Abdullah ha denunciato le elezioni come fraudolente ed illegittime, soprattutto perché la percentuale conquistata da Ghani risulta in maniera sospetta appena sufficiente per superare la soglia del 50%, sotto la quale sarebbe stato necessario un ballottaggio. Tuttavia, vista la protezione di cui gode Ghani da parte degli Stati Uniti, difficilmente le proteste di Abdullah e dei suoi sostenitori porteranno a qualche risultato concreto.

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About Giulio Chinappi

Giulio Chinappi è nato a Gaeta il 22 luglio 1989. Dopo aver conseguito la maturità classica, si è laureato presso la facoltà di Scienze Politiche dell’Università “La Sapienza” di Roma, nell’indirizzo di Scienze dello Sviluppo e della Cooperazione Internazionale, e successivamente in Scienze della Popolazione e dello Sviluppo presso l’Université Libre de Bruxelles. Ha poi conseguito il diploma di insegnante TEFL presso la University of Toronto. Ha svolto numerose attività con diverse ONG in Europa e nel Mondo, occupandosi soprattutto di minori. Ha pubblicato numerosi articoli su diverse testate del web. Dal 2012 si occupa di Vietnam, Paese dove risiede tuttora e sul quale ha pubblicato due libri: Educazione e socializzazione dei bambini in Vietnam (2018) e Storia delle religioni in Vietnam (2019). Ha inoltre partecipato come coautore ai testi Contrasto al Covid-19: la risposta cinese (Anteo Edizioni, 2020), Pandemia nel capitalismo del XXI secolo (PM Edizioni, 2020) e Kim Jong Un – Ideologia, politica ed economia nella Corea Popolare (Anteo Edizioni, 2020).

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