Bielorussia: undici seggi per i comunisti nel Paese di Lukašėnka

Alle elezioni legislative del 17 novembre, il Partito Comunista della Bielorussia ha ottenuto il miglior risultato per una formazione comunista nel Paese dal 1995.

Le elezioni legislative svoltesi lo scorso 17 novembre in Bielorussia hanno visto una vittoria schiacciante delle forze favorevoli al presidente Aljaksandr Lukašėnka, il più longevo capo di Stato d’Europa, in carica dal 1994. I risultati elettorali, infatti, hanno fatto registrare un netto arretramento da parte delle forze d’opposizione, mentre i partiti che sostengono l’attuale governo hanno aumentato la propria rappresentanza in un parlamento che comunque resta dominato dai deputati indipendenti (89 su un totale di 110 scranni, anche se tutti vengono considerati sostenitori del presidente).

La palma di partito più votato va al Partito Comunista della Bielorussia, il KPB (in bielorusso Камуністы́чная па́ртыя Белару́сі / Kamunistýčnaja pártyja Bielarúsi; in russo Коммунисти́ческая па́ртия Белару́си / Kommunistíčeskaja pártija Belarúsi), che ha ottenuto il miglior risultato per una compagine comunista dal 1995, quando alle elezioni concorreva il Partito dei Comunisti Bielorussi (Партыя камуністаў Беларусі / Partyja Kamunistau Bielarusi). La formazione marxista-leninista, guidata da Igor Karpenko, ha eletto undici deputati con il 10.62% delle preferenze su scala nazionale, mentre nel 2016 aveva ottenuto otto scranni.

Tra gli altri partiti favorevoli al governo, sei deputati sono stati eletti dal Partito Repubblicano di Lavoro e Giustizia (6.75%), due dal Partito Patriottico Bielorusso (1.43%) e, infine, uno dal Partito Agrario (0.89%), che ottiene il proprio seggio grazie all’utilizzo, nel sistema elettorale bielorusso, del metodo del first-past-the-post, nonostante la bassa percentuale su scala nazionale.

Restano ridotti al lumicino, invece, i rappresentanti politici di partiti ostili all’attuale governo. La principale forza d’opposizione al presidente Lukašėnka si conferma essere il Partito Liberal Democratico di Bielorussia (Ліберальна-дэмакратычная партыя Беларусі / Liberal’no-Demokraticheskaya Partiya Belarusy), che, come nelle precedenti elezioni, ottiene un solo seggio con il 5.36% delle preferenze. Perde il suo unico scranno, al contrario, il Partito Civico Unito di Bielorussia (Аб’ядна́ная грамадзя́нская па́ртыя Белару́сі / Abjadnanaja hramadzianskaja partyja Biełarusi), formazione liberale di centro-destra, che non va oltre l’1.37% delle preferenze. Da segnalare anche che alcune forze di opposizione hanno deciso di boicottare le elezioni, come nel caso del Partito Conservatore Cristiano e dell’Assemblea Social Democratica Bielorussa.

Nonostante le proteste da parte dell’opposizione e la denuncia di alcuni brogli, gli osservatori internazionali della Comunità degli Stati Indipendenti hanno validato il processo elettorale bielorusso come “competitivo” ed “aperto”. Diverso, invece, il parere degli osservatori dell’OSCE, la cui leader di missione, Margareta Cederfelt, ha dichiarato che “le elezioni parlamentari sono in perciolo di diventare una mera formalità“. Da segnalare, infine, che in parlamento siederanno 44 donne, e che il dato dell’affluenza alle urne è stato pari al 77.31% degli aventi diritto, con l’8.48% degli elettori che ha optato per la voce “contro tutti i candidati”.

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About Giulio Chinappi

Giulio Chinappi è nato a Gaeta il 22 luglio 1989. Dopo aver conseguito la maturità classica, si è laureato presso la facoltà di Scienze Politiche dell’Università “La Sapienza” di Roma, nell’indirizzo di Scienze dello Sviluppo e della Cooperazione Internazionale, e successivamente in Scienze della Popolazione e dello Sviluppo presso l’Université Libre de Bruxelles. Ha poi conseguito il diploma di insegnante TEFL presso la University of Toronto. Ha svolto numerose attività con diverse ONG in Europa e nel Mondo, occupandosi soprattutto di minori. Ha pubblicato numerosi articoli su diverse testate del web. Dal 2012 si occupa di Vietnam, Paese dove risiede tuttora e sul quale ha pubblicato due libri: Educazione e socializzazione dei bambini in Vietnam (2018) e Storia delle religioni in Vietnam (2019). Ha inoltre partecipato come coautore ai testi Contrasto al Covid-19: la risposta cinese (Anteo Edizioni, 2020), Pandemia nel capitalismo del XXI secolo (PM Edizioni, 2020) e Kim Jong Un – Ideologia, politica ed economia nella Corea Popolare (Anteo Edizioni, 2020).

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