La sconfitta di Budapest costituisce una prima battuta d’arresto per il governo ungherese di Viktor Orbán. La destra resta maggioranza nel resto del Paese, ma con un margine ridotto.

Si chiama Gergely Karácsony il nuovo sindaco di Budapest, eletto lo scorso 13 ottobre con il 50.86% delle preferenze. Il nome del quarantaquattrenne non dirà molto ai lettori italiani, ma il nuovo primo cittadino della capitale ungherese si è reso protagonista della prima importante sconfitta inflitta al governo di Viktor Orbán.
Proveniente dal partito socialdemocratico Párbeszéd Magyarországért (Dialogo per l’Ungheria), Karácsony ha sconfitto tutti gli altri candidati dell’opposizione in ben due elezioni primarie, ed ha così incassato il sostegno di tutti i partiti che non appoggiano l’attuale governo magiaro. Dall’altro lato, invece, c’era un veterano della politica, István Tarlós, sindaco di Budapest dal 2010, che andava alla ricerca di un terzo mandato sotto i colori del partito di Orbán, Fidesz – Alleanza Civica Ungherese (Fidesz – Magyar Polgári Szövetség). Come anticipato, il 44.10% ottenuto dal sindaco in carica non è risultato sufficiente per battere Karácsony.
Oltre all’elezione del sindaco, la coalizione delle forze d’opposizione ha anche ottenuto la maggioranza assoluta del consiglio comunale di Budapest, conquistando diciotto dei trentatré seggi in palio, contro i tredici consiglieri eletti da Fidesz ed i due indipendenti.
L’elezione di un sindaco dell’opposizione nella capitale, tuttavia, non rappresenta il clima politico di tutto il Paese. Certo, l’elezione di Karácsony è stata salutata da molti come una svolta nella politica magiara, ma su scala nazionale Fidesz resta ancora il primo partito d’Ungheria. La formazione di governo ha visto i propri sindaci ottenere la conferma in centri importanti quali Debrecen (László Papp), Győr (Zsolt Borkai) e Veszprém (Gyula Porga). L’opposizione ha invece strappato a Fidesz altre città come Pécs (Attila Péterffy) e Szombathely (András Nemény), mentre a Szeged il sindaco László Botka, membro dell’opposizione, ha mantenuto il governo cittadino che detiene addirittura dal 2002.
Nonostante il bilancio ancora favorevole a Fidesz (13-10 nelle principali città), la situazione risulta molto più equilibrata rispetto al passato, quando le opposizioni controllavano solo tre dei centri presi in considerazione. I risultati delle elezioni locali ungheresi, unite a quelle delle recenti elezioni legislative polacche (clicca qui per leggere), sembrano dunque indicare un cambiamento di rotta nei Paesi dell’Europa orientale, dove la destra cosiddetta “populista” mantiene la maggioranza ma vede il divario con le opposizioni diminuire progressivamente.
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