Le elezioni legislative austriache hanno visto il trionfo del cancelliere uscente, Sebastian Kurz. Ancora da decidere, però, i nomi dei partiti che formeranno la maggioranza.

Le elezioni legislative tenutesi in Austria lo scorso 29 settembre prevedevano il rinnovamento dei 183 seggi che compongono il Nationalrat, la camera bassa del parlamento federale. Previste per il 2022, le elezioni sono state anticipate in seguito alle dimissioni del numero due del governo, Heinz-Christian Strache, coinvolto direttamente nello scandalo dell’Ibiza gate.
Nonostante la caduta del governo, il grande vincitore di questa tornata elettorale anticipata risponde proprio al nome cancelliere uscente, Sebastian Kurz (sostituito provvisoriamente da Hartwig Löger e Brigitte Bierlein dopo la caduta del governo). Già vincitore due anni fa, il partito di Kurz, il Partito Popolare Austriaco (in tedesco Österreichische Volkspartei, ÖVP) ha ulteriotmente migliorato la propria performance, ottenendo il 38.4% delle preferenze ed incrementando di nove seggi la propria presenza nel Nationalrat. Con 71 seggi all’attivo, i popolari si confermano come forza di riferimento in vista della formazione del prossimo esecutivo, ma dovranno raggiungere almeno i 92 scranni per dare vita ad una maggioranza.
Certamente il prossimo governo non includerà il partito di Strache. Gli scandali dei suoi dirigenti hanno presentato il conto per la formazione conservatrice e nazionalista, il Partito della Libertà Austriaco (Freiheitliche Partei Österreichs, FPÖ), crollato al 17.3%, con una perdita di ben venti seggi. L’estrema destra, oramai, conta trentuno deputati che certamente non verranno inclusi nella coalizione di governo, in quanto lo stesso Kurz ha interesse a dimostrare di voler rompere con il vecchio alleato.
Tale situazione porterà dunque ad un governo che, pur mantenendo Kurz nel ruolo di cancelliere, si posizionerà certamente su meno a destra del precedente. Una possibile soluzione sarebbe quella di imitare le grandi coalizioni alla tedesca, e dunque includere nel governo il Partito Socialdemocratico d’Austria (Sozialdemokratische Partei Österreichs, SPÖ). La principale formazione di centro-sinistra, nonostante un risultato non eccezionale, ha riconquistato la posizione di secondo partito del Paese, con il 21.5% delle preferenze e 40 deputati. I socialdemocratici perdono dodici seggi rispetto al 2017, ma a fronte del crollo del FPÖ sono riusciti a limitare i danni, e potrebbero dunque candidarsi al ruolo di forza di minoranza all’interno dell’esecutivo.
L’altra opzione vedrebbe invece un’alleanza tra Kurz ed il resuscitato partito de I Verdi – L’alternativa verde (Die Grünen – Die Grüne Alternative), tornato fragorosamente in parlamento dopo esserne uscito due anni fa. Rispetto al 3.8% di due anni fa, gli ecologisti hanno realizzato un balzo spettacolare, eleggendo 26 deputati e raccogliendo il 12.4% dei voti, molti dei quali strappati proprio ai socialdemocratici. Il partito di Werner Kogler è certamente l’altro vincitore di queste elezioni, sfruttando anche il momento storico che vede il problema ecologico sollevato a livello globale. In teoria, il partito verde rappresenta la forza più a sinistra nel parlamento austriaco, ma non sono pochi gli analisti che vedono di buon occhio una possibile alleanza con i popolari, che obbligherebbe il centro-destra ad affrontare le tematiche ambientali.
Quinta ed ultima formazione rappresentata nel Nationalrat, NEOS – La Nuova Austria. Comitato per una Nuova Austria e Forum Liberale (Neos – Das Neue Österreich und Liberales Forum), ha eletto quindici rappresentanti con il 7.4% delle preferenze. Esce dall’emiciclo, invece, Jetzt – Lista Pilz (Jetzt – Liste Pilz, JETZT, letteralmente adesso), che non raggiunge la soglia di sbarramento del 4%, fermandosi all’1.9% e perdendo i suoi otto seggi. Settimo posto per il Partito Comunista d’Austria (Kommunistische Partei Österreichs, KPÖ), fermo alle 0.7%.
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