La nuova Commissione europea, guidata dalla tedesca Ursula von der Leyen, entrerà in carica a partire da novembre. La distribuzione delle cariche denota una certa continuità con la Commissione uscente del lussemburghese Jean-Claude Juncker.

Da novembre, la tedesca Ursula von der Leyen prenderà le redini della Commissione europea, succedendo così al lussemburghese Jean-Claude Juncker. La maggioranza che ha eletto l’ex ministro di Angela Merkel è composta da ben quattro gruppi all’interno del parlamento europeo: il Partito Popolare Europeo (PPE), del quale fa parte la stessa von der Leyen, il Partito del Socialismo Europeo (PSE), il Partito dell’Alleanza dei Liberali e dei Democratici per l’Europa (ALDE) ed infine il Gruppo dei Conservatori e Riformisti Europei (ECR).
Come era prevedibile, dopo i primi discorsi di svolta rispetto alla Commissione precedente, Ursula von der Leyen ha dimostrato di non avere nessuna intenzione di mettere realmente le mani negli iniqui meccanismi che regolano il funzionamento dell’Unione Europea. Anche la tematica ambientale, che aveva caratterizzato le prime dichiarazioni della tedesca subito dopo l’elezione, ha lasciato spazio ai compromessi per accontentare tutti i Paesi ed i gruppi parlamentari che permetteranno a questa maggioranza di arginare, almeno per i prossimi anni, l’avanzata delle destre nazionalista e “sovraniste”.
Alla fine, i compromessi hanno portato ad una formazione composta da ventotto membri, uno per ciascun Paese dell’UE, ad esclusione di un Regno Unito che sembra prossimo ad una possibile Brexit sotto l’impulso del premier Boris Johnson. Nonostante rappresenti la maggioranza relativa dell’emiciclo continentale, il PPE ha espresso solamente nove commissari, compresa la presidente, uno in meno del PSE, mentre cinque andranno all’ALDE ed uno al gruppo ECR. A questi vanno aggiunti tre commissari non affiliati a nessun gruppo parlamentare europeo.
La continuità con la gestione di Juncker diventa palese soprattutto leggendo i nomi dei vicepresidenti esecutivi. L’olandese Frans Timmermans, ad esempio, sarà deputato alla delicata questione climatica, dopo aver già ricoperto il ruolo di commissario e vicepresidente sotto Juncker, una gestione che sicuramente non ha fatto molto per combattere il cambiamento climatico. Oltre a quello dell’ex ministro degli Esteri dei Paesi Bassi, un altro nome noto è quello dell’ex primo ministro lettone (non lituano, come invece scrive il Fatto Quotidiano) Valdis Dombrovskis, confermato come responsabile del settore finanziario. Il politico baltico – lo ricordiamo – si era fatto notare per i suoi commenti poco lusinghieri ed invasivi sulla gestione del bilancio pubblico italiano, ed il suo nome mette a tacere gli ingenui che speravano in allentamento dei vincoli imposti agli Stati sembri. Conferma anche per la terza vicepresidente esecutiva della Commissione, la danese Margrethe Vestager, che continuerà ad occuparsi della concorrenza, caposaldo dell’UE capitalista.
Un ritorno in sede europea arriva invece dalla Spagna, con il socialista Josep Borrell che si occuperà degli Affari Esteri, dopo essere stato presidente del parlamento europeo dal 2004 al 2007. Dalla Commissione Juncker proviene anche la ceca Věra Jourová, spostata dalla giustizia al Commissariato per i valori e la trasparenza, al pari dello slovacco Maroš Šefčovič, l’austriaco Johannes Hahn e la bulgara Marija Gabriel, in quello che somiglia più ad un rimpasto che ad un rinnovamento. L’ultimo membro della Commissione uscente ad essere rincofermato è l’irlandese Phil Hogan, che, dopo aver seguito l’agricoltura e lo sviluppo rurale per Juncker, si occuperà del commercio, come a voler rassicurare Dublino sul fatto che non ci sarà nessuna rottura netta con il Regno Unito (da scongiurare è soprattutto il ritorno di un confine chiuso con l’Irlanda del Nord).
Tra i nomi nuovi, quellio con il pedigree politico più importante sono sicuramente quello della finlandese Jutta Urpilainen, vice-primo ministro del Paese nordico dal 2011 al 2014, del belga Didier Reynders, in carica dal 2011 come ministro degli Esteri ed ora nominato Commissario alla giustizia, e della svedese Ylva Johansson, che ha dovuto dimettersi dal Ministero del Lavoro per assumere la carica agli Affari interni.
Ancora di più, però, spicca il nome del Commissario italiano, Paolo Gentiloni, unico, insieme a Dombrovskis, ad aver ricoperto il ruolo di primo ministro nel proprio Paese. Come annunciato da tempo, Gentiloni si occuperà degli Affari economici e monetari, dunque dovrà confrontarsi direttamente con il rappresentante lettone. Difficile pensare che l’ex premier riesca a modificare effettivamente la visione dell’UE in materia di politica economica e monetaria, ma se non altro – magra consolazione – potrebbe garantire al governo italiano un trattamento migliore rispetto a quello degli ultimi anni.
Il mercato interno, la difesa e l’industria saranno i campi di competenza della francese Sylvie Goulard, di origine italiana, che ha ricoperto incarichi importanti come quello di vicegovernatore della Banque de France. Goulard, non affiliata a nessun gruppo politico europeo, è donna di fiducia del presidente francese Emmanuel Macron, che – lo ricordiamo – avrà anche Christine Lagarde alla guida della Banca Centrale Europea.
Le preoccupazioni principali, infine, arrivano soprattutto da due nomi. Il primo risponde all’ungherese László Trócsányi, designato all’allargamento ed alla politica di vicinato, e diretta espressione del governo magiaro di Viktor Orbán, antieuropeista almeno nella retorica durante le campagne elettorali in patria. Oltre all’ex ministro della Giustiza di Budapest (2014-2017), sarà da seguire l’operato del greco Margaritis Schinas, che sarà incaricato di dirigere il Commissariato per le migrazioni e la protezione dello stile di vita europeo, definizione che già ha suscitato non poche critiche in seno al parlamento europeo. Schinas, che bazzica nelle istituzioni comunitarie sin dal 1990, dovrà dunque dirigere la gestione dei flussi migratori e possibilmente trovare un punto d’accordo tra i Paesi per riscrivere il discusso Regolamento di Dublino.
LA FORMAZIONE DELLA COMMISSIONE VON DER LEYEN
Presidente della Commissione europea – Ursula von der Leyen (Germania – PPE)
Vicepresidente esecutivo della Commissione europea e Commissario europeo per il clima e il green deal europeo – Frans Timmermans (Paesi Bassi – PSE)
Vicepresidente esecutivo della Commissione Europea e Commissario europeo per i servizi finanziari e l’economia al servizio delle persone – Valdis Dombrovskis (Lettonia – PPE)
Vicepresidente esecutivo della Commissione europea e Commissario europeo per la concorrenza e il digitale – Margrethe Vestager (Danimarca – ALDE)
Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza – Josep Borrell i Fontelles (Spagna – PSE)
Vicepresidente della Commissione Europea e Commissario europeo per i valori e la trasparenza – Věra Jourová (Repubblica Ceca – ALDE)
Vicepresidente della Commissione Europea e Commissario europeo per le migrazioni e la protezione dello stile di vita europeo – Margaritis Schinas (Grecia – PPE)
Vicepresidente della Commissione Europea e Commissario europeo per le relazioni interistituzionali – Maroš Šefčovič (Slovacchia – PSE)
Vicepresidente della Commissione Europea e Commissario europeo per la democrazia e la demografia – Dubravka Šuica (Croazia – PPE)
Commissario europeo per il bilancio e l’amministrazione – Johannes Hahn (Austria – PPE)
Commissario europeo per la giustizia – Didier Reynders (Belgio – ALDE)
Commissario europeo per l’innovazione e la gioventù – Marija Gabriel (Bulgaria – PPE)
Commissario europeo per la salute – Stella Kyriakidou (Cipro – PPE)
Commissario europeo per l’energia – Kadri Simson (Estonia – ALDE)
Commissario europeo per le partnership internazionali – Jutta Urpilainen (Finlandia – PSE)
Commissario europeo per il mercato interno, la difesa e l’industria – Sylvie Goulard (Francia – nessun gruppo)
Commissario europeo per il commercio – Phil Hogan (Irlanda – PPE)
Commissario europeo per gli affari economici e monetari – Paolo Gentiloni (Italia – PSE)
Commissario europeo per gli ambienti e gli oceani – Virginijus Sinkevičius (Lituania – nessun gruppo)
Commissario europeo per il lavoro – Nicolas Schmit (Lussemburgo – PSE)
Commissario europeo per la parità di genere – Helena Dalli (Malta – PSE)
Commissario europeo per l’agricoltura – Janusz Wojciechowski (Polonia – ECR)
Commissario europeo per la coesione e le riforme – Elisa Ferreira (Portogallo – PSE)
Commissario europeo per i trasporti – Rovana Plumb (Romania – PSE)
Commissario europeo per la gestione delle crisi – Janez Lenarčič (indipendente)
Commissario europeo per gli affari interni – Ylva Johansson (Svezia – PSE)
Commissario europeo per i rapporti di vicinato e all’allargamento – László Trócsányi (Ungheria – PPE)
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