Domenica 21 luglio, i cittadini giapponesi saranno chiamati alle urne per rinnovare 124 dei 245 seggi che compongono la camera alta del parlamento nipponico. Un importante test per la maggioranza del primo ministro Shinzō Abe.

Nella Dieta bicamerale giapponese, la Camera dei Consiglieri (参議院, Sangiin) rappresenta la camera alta, composta da 245 seggi ed erede dell’antica Camera dei Pari (貴族院, Kizoku-in) di epoca imperiale, paragonabile alla Camera dei Lord britannica. La camera bassa, invece, è la Camera dei Rappresentanti (衆議院, Shūgiin), suddivisa in 465 scranni, che in realtà ha un ruolo predominante per quanto riguarda il potere legislativo (può infatti adottare le leggi con una maggioranza dei due terzi anche in caso di disaccordo con la camera alta).
Il 21 luglio gli elettori nipponici si recheranno alle urne per rinnovare i deputati che occupano 124 seggi della Camera dei Consiglieri, 74 dei quali eletti con il metodo del voto singolo non trasferibile in 45 distretti elettorali prefetturali, e 50 eletti su scala nazionale con il metodo proporzionale D’Hondt. L’elezione rappresenterà un test importante per la maggioranza del primo ministro Shinzō Abe, al potere dal 2012, che attualmente controlla una supermaggioranza dei due terzi alla Camera dei Rappresentanti, ma che avrebbe bisogno dei due terzi dei seggi anche presso la Camera dei Consiglieri per poter procedere a delle riforme costituzionali.
La coalizione di governo di Abe è composta dal suo partito, il Partito Liberal Democratico (自由民主党, Jiyū-Minshutō), frequentemente abbreviato in Jimintō (自民党) o LDP (dalla sigla inglese Liberal Democratic Party) e dal Kōmeitō (公明党), o Partito del Governo Pulito (CGP), guidato da Natsuo Yamaguchi, che attualmente controllano rispettivamente 120 e 25 seggi nella camera alta. Il partito del premier, però, metterà in palio ben 70 dei suoi scranni nella tornata elttorale di domenica, mentre saranno undici i seggi a rischio per il partito di Yamaguchi. Ad ogni modo, appare improbabile una perdita tale da mettere a repentaglio la maggioranza di governo.
Secondo gli ultimi sondaggi precedenti le elezioni, il Partito Liberal Democratico di Abe dovrebbe attestarsi attorno al 33%, con una leggera flessione rispetto al 35.9% raggiunto alle elezioni del 2016. Più netta la perdita del Kōmeitō, che rischia di passare dal 13.5% al 5%, fatto che andrebbe chiaramente ad erodere diversi seggi del partito di Yamaguchi. Le previsioni, dunque, parlano di una riduzione del margine di manovra della maggioranza, che comunque non dovrebbe temere per la propria stabilità.
Certo, questo risultato metterebbe una pietra quasi tombale sui propositi di cambiamento della costituzione da parte di Abe, che non otterebbe i due terzi dei voti neppure contando alcuni partiti dell’opposizione che si sono dichiarati favorevoli alla proposta del primo ministro. Si tratta dei conservatori del Partito della Speranza ( 希望の党, Kibō no Tō), di Shigefumi Matsuzawa, fuoriuscito dal partito del premier, che potrebbe perdere i suoi tre seggi viste le percentuali da prefisso telefonico, e del Partito dell’Innovazione del Giappone (日本維新の会, Nippon Ishin no Kai) di Toranosuke Katayama, che rischia di passare dal 9.2% al 4%.
Tra le forze di opposizione contrarie alle modifiche costituzionali, invece, sta assumendo sempre più importanza il Partito Costituzionale Democratico del Giappone (立憲民主党, Rikken-minshutō), generalmente abbreviato in CDP, Rikkentō (立憲党), Ritsumintō (立民党) or Minshutō (民主党). La forza politica condotta dall’ex ministro dell’Economia Yukio Edano, nata nel 2017, viene attualmente data intorno al 9%, dovrebbe conquistare gran parte dell’elettorato dell’ex Partito Democratico (民進党, Minshintō), oggi Partito Democratico per il Popolo (国民民主党, Kokumin-minshutō), dato solamente all’1%.
Tra gli altri partiti, si attesterebbe sul 4% il Partito Comunista del Giappone (日本共産党, Nihon Kyōsan-tō) di Kazuo Shii, mentre dovrebbe far fatica a conquistare seggi il Partito Social Democratico (社会民主党, Shakai Minshu-tō) di Seiji Mataichi.
Da notare, infine, che oltre il 28% degli elettori si è detto ancora indeciso a pochi giorni dalle elezioni. Le decisioni dell’ultimo momento e l’affluenza alle urne saranno dunque decisivi nell’esito finale di questa tornata elettorale.
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