Le elezioni legislative del 7 luglio hanno permesso a Kyriakos Mitsotakis di ottenere la maggioranza assoluta. Alexis Tsipras esce sconfitto ma non crolla, bene i comunisti, sparisce Alba Dorata.

Il cinquantunenne Kyriakos Mitsotakis è il grande vincitore delle elezioni legislative anticipate tenutesi in Grecia domenica 7 luglio. Già Ministro delle Riforme Amministrative tra il 2013 ed il 2015, sotto il governo di Antonis Samaras, il figlio di Konstantinos Mitsotakis sarà il nuovo primo ministro del Paese ellenico, imitando quanto fatto da suo padre tra il 1990 ed il 1993. L’affluenza alle urne è stata del 57.92%, con un leggero incremento rispetto alle ultime legislative di quattro anni fa.
Leader del partito di centro-destra Nuova Democrazia – ND (in greco: Νέα Δημοκρατία – NΔ, Nea Dimokratia) Leader del partito di centro-destra, Mitsotakis ha potuto esultare sin dai primi exit poll, che gli assegnavano la maggioranza assoluta dei trecento seggi che compongono il parlamento greco. Alla fine, il suo partito ha sfiorato la fatidica soglia del 40%, fermandosi al 39.85% dei consensi su scala nazionale, con un incremento di quasi dodici punti percentuali rispetto a quanto ottenuto alle ultime legislative. L’attribuzione dei seggi, distribuiti tra i 39 collegi elettorali del Paese, ha assegnato a ND ben 158 deputati, più del doppio rispetto alla precedente legislatura, un numero più che sufficiente per governare il Paese senza dover ricorrere ad alleanze con altre forze politiche.
Lo sconfitto è dunque il premier uscente, Alexis Tsipras, leader della Coalizione della Sinistra Radicale (in greco: Συνασπισμός Ριζοσπαστικής Αριστεράς, Synaspismos Rizospastikis Aristeras), meglio nota con il solo acronimo di SY.RIZ.A. (ΣΥ.ΡΙΖ.Α.). Nonostante il trionfo del suo avversario, Tsipras può comunque dirsi soddisfatto per non aver subito il tracollo che alcuni analisti politici avevano previsto. Dopo il deludente 23.78% ottenuto alle elezioni di maggio, SY.RIZ.A. ha recuperato consensi, attestandosi sul 31.53%, limitando l’emorragia a soli quattro punti percentuali rispetto alle elezioni vittoriose di quattro anni fa. Tsipras, dunque, deve lasciare le redini del Paese, ma il suo partito ha consolidato il proprio ruolo di prima forza della sinistra, e sarà dunque il leader della nuova opposizione, composta da 86 parlamentari.
Ancora lontana, invece, la ripresa per la storica forza del centro-sinistra greco, il Movimento Socialista Panellenico – PASOK (in greco: Πανελλήνιο Σοσιαλιστικό Κίνημα – ΠΑΣΟΚ, Panellinio Sosialistiko Kinima), mascherato questa volta all’interno di una coalizione denominata Movimento per il Cambiamento (in greco: Κίνημα Αλλαγής – ΚΙΝΑΛ; Kinima Allagis – KINAL), sotto la guida di Fofi Gennimata. KINAL ha ottenuto l’8.10% dei consensi e ventidue seggi, cinque in più rispetto alla legislatura appena terminata.
A sinistra, confortante è il risultato del Partito Comunista di Grecia (in greco: Κομμουνιστικό Κόμμα Ελλάδας, Kommounistiko Komma Elladas), il KKE del segretario generale Dimitris Koutsoumpas, che mantiene sostanzialmente i consensi di quattro anni fa, confermando i propri quindici scranni. Un risultato che permette ai comunisti di attestarsi come quarta forza politica del Paese dopo le comunali di giugno, dove Kostas Peletidis era stato confermato nel ruolo di sindaco di Patrasso con il 70.22% dei consensi al ballottaggio.
La fatidica soglia del 3% su scala nazionale, che in Grecia rappresenta lo sbarramento, è stata superata anche da altre due forze politiche di nuova formazione. Si tratta del partito nazionalista Soluzione Greca (Ελληνική Λύση, Elliniki Lisi) di Kyriakos Velopoulos, che ha ottenuto dieci seggi con il 3.70% dei consensi, e del Movimento per la Democrazia in Europa 2025 (DiEM25, Μέτωπο Ευρωπαϊκής Ρεαλιστικής Ανυπακοής, più correttamente MeRA25, in greco ΜέΡΑ25), guidato dall’ex ministro delle finanze di Tsipras, Yanis Varoufakis, che invece avrà a disposizione nove scranni (3.44%).
Scompare dai radar della politica parlamentare, invece, l’estrema destra neofascista di Alba Dorata, ovvero la Lega Popolare – Alba Dorata (Λαϊκός Σύνδεσμος – Χρυσή Αυγή, Laïkós Sýndesmos – Chrysí̱ Avgí̱), che perde tutti i suoi diciotto seggi, non riuscendo a superare, seppur di poco, la soglia di sbarramento (2.93%). Un risultato negativo davvero clamoroso per un partito che negli ultimi anni si era sempre attestato tra il 6% ed il 7%, con l’acuto del 9.4% ottenuto alle europee del 2014. Esce dal parlamento anche l’Unione dei Centristi (Ένωση Κεντρώων, Enosi Kentroon), che aveva nove seggi nella precedente legislatura.
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