Approvata la Tregua Olimpica per Rio 2016: una formalità dal valore simbolico

Come accade da Barcellona 1992, il CIO ha proposto alle Nazioni Unite di promuovere la “Tregua Olimpica” in occasione della competizione a cinque cerchi del prossimo anno: con 180 voti favorevoli sui 193 Paesi membri dell’ONU, la 70ª Sessione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha naturalmente approvato la risoluzione, intitolata “Edificazione di un mondo pacifico e migliore grazie allo sport e all’ideale olimpico“, che vuole riprendere l’antica tradizione greca della sospensione di tutti i conflitti durante lo svolgimento dei Giochi. Secondo la risoluzione, tutti i conflitti dovranno essere sospesi per la durata di un mese, in quanto la Tregua inizierà una settimana prima della competizione sportiva e finirà una settimana dopo.

Al contrario di quello che accadeva in Grecia, dove i Giochi Olimpici avevano un carattere di sacralità, è però difficile, se non impossibile, credere che la risoluzione sortirà davvero qualche effetto. Nel 2014, infatti, quindici guerre nel mondo hanno causato più di mille morti ciascuna, ed a queste vanno sommati un’infinità di conflitto locali difficilmente enumerabili. Secondo il sito Wars in the World, ad oggi sarebbero 65 i Paesi coinvolti in qualche tipo di conflitto armato. Tra l’altro, nel 2014 i morti a causa delle guerre del mondo sono stati circa 170.000, trentamila in più dell’anno precedente. C’è poi il clamoroso precedente di Pechino 2008, quando il conflitto tra Georgia e Russia scoppiò proprio in pieno svolgimento dei Giochi, violando dunque in modo flagrante la Tregua.

L’aspetto positivo dell’iniziativa, però, sta nelle parole del presidente del CIO Thomas Bach, che ha assicurato la possibilità di partecipare alle Olimpiadi per gli atleti che attualmente godono dello status di rifugiati in un Paese diverso da quello di origine: “Anche senza delegazione nazionale, senza bandiera con cui sfilare, senza inno nazionale, questi atleti rifugiati saranno i benvenuti ai Giochi perché sarà la bandiera olimpica e l’inno olimpico che li accompagneranno – ha detto il Presidente Bach –. Il Villaggio Olimpico, che ospiterà 11.000 atleti provenienti da 206 Comitati Olimpici Nazionali, sarà la loro casa. Questo sarà un simbolo di speranza per tutti i rifugiati del mondo, una gesto che permetterà di sensibilizzare ulteriormente il pianeta della portata di questa crisi“.

Articolo pubblicato su http://www.oasport.it

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About Giulio Chinappi

Giulio Chinappi è nato a Gaeta il 22 luglio 1989. Dopo aver conseguito la maturità classica, si è laureato presso la facoltà di Scienze Politiche dell’Università “La Sapienza” di Roma, nell’indirizzo di Scienze dello Sviluppo e della Cooperazione Internazionale, e successivamente in Scienze della Popolazione e dello Sviluppo presso l’Université Libre de Bruxelles. Ha poi conseguito il diploma di insegnante TEFL presso la University of Toronto. Ha svolto numerose attività con diverse ONG in Europa e nel Mondo, occupandosi soprattutto di minori. Ha pubblicato numerosi articoli su diverse testate del web. Dal 2012 si occupa di Vietnam, Paese dove risiede tuttora e sul quale ha pubblicato due libri: Educazione e socializzazione dei bambini in Vietnam (2018) e Storia delle religioni in Vietnam (2019). Ha inoltre partecipato come coautore ai testi Contrasto al Covid-19: la risposta cinese (Anteo Edizioni, 2020), Pandemia nel capitalismo del XXI secolo (PM Edizioni, 2020) e Kim Jong Un – Ideologia, politica ed economia nella Corea Popolare (Anteo Edizioni, 2020).

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