
Sin dalla sua prima campagna elettorale, nel 2006, Rafael Correa ha fatto della sanità pubblica uno dei punti cardine del proprio programma. Oggi, dopo otto anni alla presidenza dell’Ecuador, il leader dell’Alianza PAIS (Patria Altiva y Soberana – Patria Orgogliosa e Sovrana) può vantare ottimi risultati rispetto alla situazione di partenza. Prima della sua elezione, la sanità pubblica della repubblica sudamericana vantava un budget di 561 milioni di dollari, quasi triplicato per raggiungere quota 1,774 miliardi di dollari nel 2012, pari al 6.8% del budget nazionale ed al 2.9% del PIL. Inoltre, sono stati aumentati i salari per i medici ed il personale che opera nel settore, mentre è stata garantita l’assistenza medica ai bambini in età prescolare e scolare.
Nonostante i progressi registrati negli ultimi anni, l’Ecuador resta un Paese dove la disponibilità di posti letto per abitante non è ancora sufficiente a coprire le necessità di tutta la cittadinanza, soprattutto nelle aree più densamente popolate. Inoltre va segnalato come il fenomeno del brain drain (la famosa “fuga di cervelli”) porti molti medici locali ad emigrare, sebbene il governo abbia messo in atto delle politiche per favorire le migrazioni di ritorno. Proprio per far fronte a queste emergenze, che si stanno verificando in modo particolare a Guayaquil, la città più popolata del Paese, Correa ha chiesto alle strutture sanitarie private di ospitare quei pazienti che il servizio pubblico non riesce a seguire, soprattutto in questo periodo in cui le strutture dell’Instituto Ecuatoriano de Seguridad Social (IESS) sono completamente piene. “O ricevono tutti o non ricevono nessuno“, ha dichiarato Correa, riferendosi agli istitui privati. “Qualora decidessero di boicottarci, esproprieremo e statalizzeremo le cliniche“, ha poi minacciato. Le misure di statalizzazione, del resto, hanno già ottenuto risultati notevoli in altri campi, mentre per quanto riguarda il campo delle risorse energetiche il presidente ecuadoregno ha da sempre utilizzato questa possibilità per costringere le aziende a seguire le regole dettate dal governo.
Ma le parole di Correa vanno però ben al di là della necessità momentanea di utilizzare queste strutture per far fronte ad una crescente domanda di assistenza medica. Il capo di stato ha voluto mettere in evidenza i problemi di fondo delle logiche che muovono l’esistenza stessa del settore privato in un campo delicato come quello della sanità, dove molto spesso è in ballo la vita stessa delle persone: “Non permetterò che la salute sia trattata come una mercanzia con la quale i proprietari delle cliniche possano giocare“, ha sottolineato, ponendo in risalto come queste strutture tendano a riservare i posti a quei pazienti che possono garantire entrate maggiori. La logica del profitto che muove il settore della sanità privata è del resto un grave problema in molti Paesi del sud del mondo, che accomuna sia quelli a reddito medio come l’Ecuador ed il resto dell’America Latina, che quelli a reddito basso. Ma è oramai una questione molto sentita anche in Occidente, sia negli Stati Uniti che in Europa.
Il presidente Correa ha parlato infine della sua visita presso l’ospedale pubblico Teodoro Maldonado Carbo, situato nell’area portuale di Guayaquil, che riceve circa tremila persone al giorno, mettendo in evidenza l’unica soluzione possibile, ovvero quella di dirottare parte dei pazienti verso le strutture private. Un provvedimento che queste istituzioni saranno costrette ad accettare perché “con la Rivoluzione non si scherza“.
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