Russia 2018: che Mondiale sarà tra quattro anni?

Come ogni grande evento sportivo, anche al termine dei Mondiali di calcio gli appassionati ed i tifosi di tutto il mondo sono presi da un senso di nostalgia dovuto alla rottura di quella routine quotidiana che li vedeva attendere con ansia la partita del giorno. Allo stesso tempo, per colmare questo senso di vuoto, ci si proietta subito alla prossima edizione, in questo caso quella che sarà organizzata dalla Russia nel 2018.

Con l’organizzazione dei Gochi Olimpici invernali di Soči 2014, la Russia è tornata ad organizzare un grande evento sportivo per la prima volta dalla fine dell’Unione Sovietica, dopo che per diversi anni ne era stata ostracizzata. Per un Paese così grande ed importante, sportivamente e non solo, si è trattato di un evento simbolicamente significativo, che vedeva la Russia rientrare nel novero delle grandi nazioni del panorama mondiale, riammessa a pieno titolo nel consesso della comunità politico-sportiva internazionale. Sulla scia di questo evento, il Paese più esteso del mondo organizzerà anche i Mondiali di calcio, rassegna che non si è mai tenuta dalle parti di Mosca.

Tra le dodici città coinvolte, oltre alla capitale Mosca, con i suoi due stadi, ci sarà proprio Soči, che si troverà nuovamente ad essere un centro di interesse mondiale dopo la vetrina olimpica. Le altre nove località saranno San Pietroburgo, Kazan’, Samara, Saransk, Rostov-na-Donu, Ekaterinburg, Volgograd, Nižnij Novgorod e l’exclave Kaliningard, inclusa con una chiara mossa politica volta a riunificare idelamente i diversi territori del Paese, come avvenuto per le Olimpiadi di Soči, anche se, per ragioni soprattutto logistiche, non verranno organizzati incontri nella zona asiatica del Paese.

Naturalmente, come è oramai di moda, non mancheranno le polemiche per ogni genere di ragione politica e sociale più o meno, con tanto di critiche alle politiche russe nei più svariati settori: tutte questioni che vengono fatte risaltare all’attenzione al momento giusto, ma che poi vengono dimenticate non appena le luci della ribalta si spengono, Pechino 2008 docet. L’utilizzo politico degli eventi sportivi, del resto, è duplice: se alcuni Paesi sfruttano le grandi manifestazioni per farne una vetrina, altri non mancano l’occasione per lanciare i loro attacchi contro quei Paesi, che si chiamino Russia, Cina o Brasile, i quali osano mettere in dubbio il primato occidentale nello scacchiere geopolitico mondiale.

Articolo pubblicato su http://www.oasport.it

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About Giulio Chinappi

Giulio Chinappi è nato a Gaeta il 22 luglio 1989. Dopo aver conseguito la maturità classica, si è laureato presso la facoltà di Scienze Politiche dell’Università “La Sapienza” di Roma, nell’indirizzo di Scienze dello Sviluppo e della Cooperazione Internazionale, e successivamente in Scienze della Popolazione e dello Sviluppo presso l’Université Libre de Bruxelles. Ha poi conseguito il diploma di insegnante TEFL presso la University of Toronto. Ha svolto numerose attività con diverse ONG in Europa e nel Mondo, occupandosi soprattutto di minori. Ha pubblicato numerosi articoli su diverse testate del web. Dal 2012 si occupa di Vietnam, Paese dove risiede tuttora e sul quale ha pubblicato due libri: Educazione e socializzazione dei bambini in Vietnam (2018) e Storia delle religioni in Vietnam (2019). Ha inoltre partecipato come coautore ai testi Contrasto al Covid-19: la risposta cinese (Anteo Edizioni, 2020), Pandemia nel capitalismo del XXI secolo (PM Edizioni, 2020) e Kim Jong Un – Ideologia, politica ed economia nella Corea Popolare (Anteo Edizioni, 2020).

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