
Stranezze costituzionali. Così potremmo definire ciò che sta accadendo in Cile, dove l’ex “presidenta” Michelle Bachelet si appresta ad essere rieletta il prossimo 15 dicembre, giorno del ballottaggio per le presidenziali del Paese sudamericano. La 62enne, già capo di stato tra il 2006 ed il 2010, non aveva potuto presentare la propria candidatura alla presidenza in occasione della tornata del 2010, poiché la costituzione cilena impedisce di assumere la massima carica per due mandati consecutivi. Questo nonostante la leader del Partido Socialista de Chile godesse di grande popolarità presso gli elettori.
Ora, dopo quattro anni di governo liberale con Sebastián Piñera alla guida del Paese, i cileni sembrano intenzionati a riassegnare il ruolo di Presidente alla stessa Bachelet, la cui popolarità è rimasta invariata nonostante i quattro anni passati. Anzi, forse proprio gli insuccesi delle politiche di Piñera hanno contribuito ad aumentare il rimpianto per colei che è stata la prima donna alla presidenza del Cile.
Vincitrice del primo turno con il 46,67% dei voti, la Bachelet partirà quindi in pole position per il ballottaggio del 15 dicembre. A sfidarla sarà un’altra donna, Evelyn Matthei, dell’Unión Demócrata Independiente, leader de la “Alianza” di centro-destra, che al primo turno si è fermata al 25,01%.
Il 17 novembre, oltre al primo turno delle presidenziali, si sono svolte anche le elezioni parlamentari, sia per il Senato che per la Camera dei Deputati. La coalizione Nueva Mayoría, che include il Partido Socialista della Bachelet, ha letteralmente dominato il verdetto elettorale, ottenendo 12 dei 20 seggi del Senato, con il 50,64% delle preferenze, e 68 su 120 alla Camera, con il 47,73% dei consensi.
Sia il risultato del primo turno delle presidenziali che quello delle elezioni per le due camere del Parlamento, senza dimenticare le regionali, sembrano quindi indicare che la Bachelet non avrà problemi ad ottenere un nuovo mandato dopo quello del quadriennio 2006-2010. Il fatto che questi mandati non siano stati consecutivi, però, ha portato comunque ad un interruzione del percorso politico intrapreso nel 2006, viste le politiche totalmente differenti di Piñera: forse è il caso di riflettere su una riforma costituzionale, che dia la possibilità di svolgere due mandati presidenziali consecutivi come avviene nella maggioranza dei Paesi latinoamericani. Detto questo, non va biasimata l’attuale costituzione cilena, figlia dell’esperienza dittatoriale sotto il regime di Augusto Pinochet, che è ancora troppo recente per essere dimenticata.
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