
Per il Mali, dopo il conflitto interno ed il discutibile intervento militare francese, forse, qualche buona notizia inizia ad arrivare. Innanzi tutto, è finito il mandato ad interim del Presidente Dioncounda Traoré, salito al potere dopo un periodo molto travagliato per il Mali, che aveva visto il presidente eletto, Amadou Toumani Touré, essere destituito dal colpo di stato guidato dal generale Amadou Sanogo, nel marzo 2012.
Ad avere termine, assieme alla presidenza di Traoré, è stato anche il governo guidato dal Primo Ministro Django Sissoko, incaricato nel dicembre 2012 dallo stesso Touré, dopo l’arresto ingiustificato, se non per motivi politici, del suo predecessore Cheick Modibo Diarra.
Il ballottaggio dell’11 agosto ha infatti premiato come nuovo capo di stato il 68enne Ibrahim Boubacar Keïta, che ha sconfitto il suo rivale più temibile, Soumaïla Cissé, proprio al secondo turno. Entrato in carica lo scorso 4 settembre, il nuovo Presidente, rappresentante e leader del partito socialdemocratico Rassemblement Pour le Mali, ha incaricato Oumar Tatam Ly di formare il nuovo governo.
Ecco quindi che il Mali sembra, in seguito ad una brusca interruzione, aver ripreso il suo cammino verso una normalizzazione della democrazia, dopo che le elezioni del 2012 erano state rimandate a causa della ribellione nel nord del Paese e del colpo di stato del generale Sanogo.
Inutile dire che non sono mancate le controversie e le proteste sia durante che dopo il processo elettorale, ma l’ex Primo Ministro (1994-2000), fuoriuscito dall’ex partito di governo nel 2001 per formare il RPM, sembra al momento in grado di mantenere le redini della situazione. La prova più difficile sarà per lui quella di resistere alle pressioni esterne, provenienti dai Paesi occidentali, nel tentativo di risollevare il Mali dagli eventi nefasti degli ultimi due anni e di fare davvero l’interesse del popolo maliano. Per sapere se ci riuscirà, non ci resta che aspettare.
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