Pakistan: Nawaz Sharif è il nuovo Primo Ministro

Le elezioni pakistane di maggio si sono risolte in un ribaltamento degli equilibri. Sono state inoltre caratterizzate da un’affluenza alle urne del 55,02%, un dato che può sembrare basso ma che è in realtà il più alto della storia recente del Pakistan.

I grandi vincitori sono stati i conservatori della della Pakistan Muslim League (Nawaz), che hanno dato vita al nuovo governo guidato da Nawaz Sharif. Il partito islamico ha ottenuto infatti il 32,77% dei consensi, raccogliendo 167 seggi sui 342 dell’Assemblea Nazionale, ben 78 in più rispetto alla tornata precedente.

Percorso inverso, invece, per i socialdemocratici del PPP (Pakistan People’s Party), che scontano anche l’inesperienza del nuovo leader, il giovanissimo Bilawal Bhutto Zardari, non ancora 25enne (età minima per divenire Primo Ministro). Il PPP ha così ottenuto il 15,32% dei voti, con una perdita di 79 seggi. Con 39 rappresentanti, i socialdemocratici saranno comunque la maggior forza di opposizione al nuovo Governo.

Dopo tanti tentativi falliti, ha finalmente avuto un buon successo il partito di centro Movimento per la Giustizia (Pakistan Tehreek-e-Insaf). Il PTI, fondato nel 1996 dall’ex giocatore di cricket Imram Khan, ha ottenuto 35 seggi, entrando per la prima volta della storia nell’Assemblea Nazionale.

Oltre ai tre partiti principali, saranno presenti all’interno dell’organo legislativo anche numerosi indipendenti, oltre a tanti rappresentanti della miriade di piccoli partiti che compongono il panorama politico del Pakistan. Proprio grazie ad alcuni di questi deputati, Nawaz Sharif è stato scelto come Primo Ministro, visto che da solo il suo partito non avrebbe potuto ottenere la maggioranza assoluta: per la precisione, Sharif ha incassato il voto di 19 indipendenti, superando così di cinque il numero minimo di voti per essere eletto. Già prima delle elezioni, invece, il PML(N) aveva stipulato un accordo con il partito gemello PML(F), che ha ottenuto 5 seggi.

Il fatto stesso che il Pakistan sia riuscito a giungere nuovamente alle elezioni, 5 anni dopo l’ultima tornata, è già un successo: troppo spesso, infatti, il Paese dell’Asia meridionale è finito in mano a giunte militari ben prima della fine della legislatura. Nonostante le critiche giunte dagli Stati Uniti sull’operato del governo, infatti, quanto meno il Paese è rimasto in mano a dei civili, dando vita ad una stabilità insolita per il Pakistan, premiata dall’alta percentuale di elettori che si sono recati alle urne. Evidentemente, i pakistani iniziano ad avere maggiore fiducia nel processo elettorale, mentre i passato le loro scelte democratiche venivano sovvertite dall’intervento militare, spesso con il consenso degli stessi Stati Uniti.

In vista delle elezioni, ha fatto scalpore anche il ritorno dall’esilio dell’ex presidente Pervez Musharraf. L’ex dittatore ha provato anche a candidarsi, ma le sue proposte sono sempre state rigettate, fino alla sentenza definitiva che ha bandito a vita Musharraf da qualsiasi attività politica.

Durante la campagna elettorale e nello stesso giorno delle elezioni non sono mancati episodi di violenza, incluse diverse esplosioni che hanno causato numerosi morti. Anche per questi motivi, un folto gruppo di osservatori internazionali è stato chiamato a monitorare le elezioni, inclusi quelli dell’Unione Europea. Nonostante la situazione di tensione, però, le opposizioni hanno subito riconosciuto la vittoria del PML (N), e sia l’Unione Europea che gli Stati Uniti non hanno potuto far altro che congratularsi per la riuscita delle elezioni. Anche l’ONU ed il governo cinese sono intervenuti per sottolineare lo storico avvenimento in Pakistan. Il riconoscimento più importante è stato però quello dell’India, nemico giurato del Pakistan: una dimostrazione rilevante della progressiva normalizzazione dei rapporti tra i due Paesi.

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About Giulio Chinappi

Giulio Chinappi è nato a Gaeta il 22 luglio 1989. Dopo aver conseguito la maturità classica, si è laureato presso la facoltà di Scienze Politiche dell’Università “La Sapienza” di Roma, nell’indirizzo di Scienze dello Sviluppo e della Cooperazione Internazionale, e successivamente in Scienze della Popolazione e dello Sviluppo presso l’Université Libre de Bruxelles. Ha poi conseguito il diploma di insegnante TEFL presso la University of Toronto. Ha svolto numerose attività con diverse ONG in Europa e nel Mondo, occupandosi soprattutto di minori. Ha pubblicato numerosi articoli su diverse testate del web. Dal 2012 si occupa di Vietnam, Paese dove risiede tuttora e sul quale ha pubblicato due libri: Educazione e socializzazione dei bambini in Vietnam (2018) e Storia delle religioni in Vietnam (2019). Ha inoltre partecipato come coautore ai testi Contrasto al Covid-19: la risposta cinese (Anteo Edizioni, 2020), Pandemia nel capitalismo del XXI secolo (PM Edizioni, 2020) e Kim Jong Un – Ideologia, politica ed economia nella Corea Popolare (Anteo Edizioni, 2020).

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