
Il referendum popolare del 10 ed 11 marzo scorsi ha confermato le attese: l’arcipelago delle Isole Falkland (secondo la denominazione britannica), o Malvinas (secondo quella argentina), resta alla Gran Bretagna, nonostante le recenti rimostranze dell’Argentina, che da decenni rivendica la sua sovranità sulle isole.
L’iniziativa del referendum era nata proprio in seguito alla richiesta dell’Argentina di riaprire le trattative per la restituzione delle Malvinas al Paese sudamericano. Il risultato ha visto il 99,8% dei votanti esprimersi a favore dello status attuale, cioè quello di territorio d’oltremare della Gran Bretagna: solo tre elettori si sono espressi contro. L’affluenza alle urne è stata del 92%.
Il risultato del referendum era facilmente prevedibile, vista l’origine britannica – principalmente scozzese – degli abitanti delle isole, nonché gli importanti finanziamenti che l’arcipelago riceve dalla corona inglese.

Dopo le trattative iniziate negli anni ’60 e la guerra del 1982, questo è il terzo referendum a svolgersi sul tema, e tutti hanno dato lo stesso esito. Il grande interesse per le Malvinas è dovuto principalmente alla possibilità di sfruttarne le acque territoriali, soprattutto in seguito alla scoperta di giacimenti petroliferi nei fondali. L’Argentina ha risposto con il divieto di approdo per le navi battenti bandiere della Falkland oppure operanti nel settore petrolifero delle isole.
Secondo l’Argentina, il risultato del referendum non modifica le richieste del Paese di restituzione delle isole. L’Argentina, infatti, “rifiuta la possibilità di autodeterminazione per una popolazione impiantata, come quella britannica nelle Malvinas”, secondo le dichiarazioni di Guillermo Carmona, della Commissione per gli Affari Esteri della Camera dei Deputati argentina. Effettivamente, come sottolineato dal Ministro degi Esteri, Héctor Timerman, “gli abitanti delle Isole Falkland non esistono, sono cittadini britannici”.
Di diverso avviso, ovviamente, David Cameron: “Le Isole Falkland hanno si sono espresse in modo chiaro sul loro futuro, ed ora gli altri Paesi del mondo, spero, rispetteranno questo risultato molto, molto chiaro”.
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