Kenya: il criminale Uhuru Kenyatta eletto presidente

Il 4 Marzo i cittadini del Kenya si sono recati alle urne per eleggere il nuovo presidente ed i membri del Parlamento. Il presidente uscente, Mwau Kibaki, non era rieleggibile, in quanto la costituzione keniota prevede un massimo di due mandati presidenziali. Si è trattato anche delle prime elezioni con la nuova legge elettorale, che prevede un secondo turno nel caso in cui nessuno dei candidati raggiunga il 50% dei voti al primo. Il 9 marzo, Uhuru Muigai Kenyatta è stato dichiarato presidente dalla Commissione Elettorale Indipendente. Nono sono mancate le proteste, in particolare da parte del Primo Ministro Raila Odinga, che ha fatto ricorso alla Suprema Corte del Kenya.

Uhuru Kenyatta, sostenuto dalla coalizione Jubilee Alliance ha ottenuto il 50,07% dei voti, risultato che ha reso superfluo il secondo turno elettorale. Il suo sfidante Odinga, invece, ha collezionato il 43,31% dei suffragi, con il sostegno della Coalition for Reforms and Democracy.

Non ci si può stupide del fatto che l’elezione di Kenyatta provochi un grande malcontento da parte delle opposizioni. Già al momento della candidatura, alcuni si erano espressi sull’incandidabilità di Uhuru Kenyatta e del suo alleato William Ruto, in quanto entrambi sono sotto processo alla Corte Penale Internazionale per crimini contro l’umanità, un’accusa risalente alle violenze post-elettorali del 2007-2008.

Durante la campagna elettorale, Raila Odinga ha anche accusato Kenyatta di essere un grande proprietario terriero, motivo per il quale durante la sua presidenza il Kenya non vedrà nessuna riforma agraria. La distribuzione e l’accesso alle terre coltivabili è uno dei grandi problemi del Paese, visto che la maggioranza della popolazione vive di agricultura.

Lo stesso Uhuru Kenyatta ha rifiutato di presentarsi per un dibattito televisivo, in quanto il presentatore, a suo modo di vedere, era troppo di parte, reo di aver citato la sua implicazione nel processo in corso presso la Corte Penale dell’Aia.

Il neoeletto, 51 anni, è figlio di Jomo Kenyatta, primo presidente del Kenya. Le accuse ai suoi danni riguardano in particolare le violenze che hanno avuto luogo nelle regioni di Naivasha e Nakuru, a seguito delle elezioni 2007. Kenyatta avrebbe organizzato il gruppo politico-religioso Mungiki, principale protagonista di atti violenti nel periodo post-elettorale, tra i quali diversi omicidi. Nonostante la difesa di Uhuru Kenyata, che continua a dichiararsi innocente, la Corte Penale Internazionale ha confermato le accuse a suo carico.

Molto spesso, purtroppo, le alleanze elettorali keniote non riflettono posizioni politiche o ideologiche, ma semplicemente l’appartenenza etnica dei candidati. Questa tendenza sembrava poter essere interrotta dalla candidatura di George Saitoti, ex Ministro della Sicurezza Interna sostenuto dal Presidente uscente, Mwai Kibaki, che ha origini miste Masai e Kikuyu. Questa speranza, però, si è infranta quando, nel giugno 2012, l’elicottero su cui viaggiava Saitoti è precipitato, causandone la morte.

Per quanto riguarda le elezioni parlamentari, all’Assemblea Nazionale i sostenitori di Kenyatta hanno ottenuto 137 seggi su 290, mentre 115 sono i seggi dei sostenitori di Odinga. Testa a testa, invece, al Senato, dove la situazione è di 21-20 per i sostenitori di Kenyatta, su 45 seggi totali. È comunque evidente che per la formazione di un governo e di una maggioranza parlamentare sarà necessario trovare delle alleanze con i partiti minori o con i candidati indipendenti, in particolare al Senato, dove il margine per la coalizione Jubilee Alliance è minimo.

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About Giulio Chinappi

Giulio Chinappi è nato a Gaeta il 22 luglio 1989. Dopo aver conseguito la maturità classica, si è laureato presso la facoltà di Scienze Politiche dell’Università “La Sapienza” di Roma, nell’indirizzo di Scienze dello Sviluppo e della Cooperazione Internazionale, e successivamente in Scienze della Popolazione e dello Sviluppo presso l’Université Libre de Bruxelles. Ha poi conseguito il diploma di insegnante TEFL presso la University of Toronto. Ha svolto numerose attività con diverse ONG in Europa e nel Mondo, occupandosi soprattutto di minori. Ha pubblicato numerosi articoli su diverse testate del web. Dal 2012 si occupa di Vietnam, Paese dove risiede tuttora e sul quale ha pubblicato due libri: Educazione e socializzazione dei bambini in Vietnam (2018) e Storia delle religioni in Vietnam (2019). Ha inoltre partecipato come coautore ai testi Contrasto al Covid-19: la risposta cinese (Anteo Edizioni, 2020), Pandemia nel capitalismo del XXI secolo (PM Edizioni, 2020) e Kim Jong Un – Ideologia, politica ed economia nella Corea Popolare (Anteo Edizioni, 2020).

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