
In Ungheria il Parlamento sta compiendo un vero e proprio golpe, trascinando il Paese verso un regime a stampo fascista. Le istituzioni internazionali ed in particolare l’Unione Europea, di cui l’Ungheria fa parte, tacciono.
La libertà d’espressione è in serio pericolo. Infatti la nuova legge, pur restando alquanto ambigua, prevede la possibilità di limitare la libertà di espressione “in nome della difesa della Nazione, dello Stato e della persona”, mentre sono vietati i “discorsi di odio”.
Il Governo ha acquisito maggiori poteri, mentre la Corte Costituzionale ha perso alcune delle sue funzioni: potrà formulare obiezioni solo sulla forma degli emendamenti alla Costituzione ma non sulla sostanza, ovvero sul contenuto. Le leggi che limitano la libertà di stampa e di espressione, quindi, non potranno essere respinte, così come la altre riforme previste.
La maggioranza, fedele al Primo Ministro Viktor Orbán, ha formulato anche delle discriminazioni religiose: infatti, le religioni non saranno tutte sullo stesso piano, ma verrà stabilita una vera e propria gerarchia che conferirà dignità differenti ai vari credo.
Se in Francia si pensa ad approvare i matrimoni gay, in Ungheria lo stato riconoscerà solo l’unione matrimoniale eterosessuale come “famiglia”, con il fine primario di procreare. Gli altri tipi di unioni, eterosessuali od omosessuali, non saranno riconosciute.
Ma ciò che fa capire più di ogni altra cosa che l’Ungheria sta andando verso un regime dittatoriale, è la definizione del Partito Socialista MSZP (Magyar Szocialista Párt) come una “associazione criminale”, in quanto derivante dal vecchio Partito Socialista dei Lavoratori MSZMP (Magyar Szocialista Munkáspárt), che ha governato il Paese al tempo della Repubblica Popolare. Va notato che il MSZP è oggi un partito di centrosinistra moderato, equivalente del PD italiano, tanto che entrambi fanno parte dello stesso gruppo parlamentare europeo, quello del Partito Socialista Europeo (PSE).
I nuovi provvedimenti hanno causato diverse manifestazioni di protesta nelle strade di Budapest, ma il governo di Orbán e la sua maggioranza parlamentare del partito di destra Fidesz-Unione Civica Ungherese (Fidesz-Magyar Polgári Szövetség) sono andati avanti con le riforme.
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