
Vi siete mai mai chiesti in base a cosa alcuni sport sono olimpici ed altri no? A decidere quali sport possono partecipare ai Giochi Olimpici è la Commissione Esecutiva del CIO (Comité International Olympique). In teoria, tutti gli sport sono eleggibili, tranne quelli che prevedono la presenza di un motore (automobilismo e motociclismo, per intenderci). La Commissione Esecutiva deve quindi inevitabilmente fare una scelta, che dovrebbe basarsi essenzialmente sulla spettacolarità e la diffusione nel mondo di ogni sport.
Un degli sport storici dei Giochi Olimpici è la lotta, nella sua doppia versione della lotta greco-romana, riservata agli uomini, e della lotta libera. La lotta, infatti, è presente alle Olimpiadi moderne sin dalla prima edizione (Atene 1896) e non è stato sport olimpico solo una volta, a Parigi, nel 1900. Ma, in questi giorni, la Commissione Esecutiva del CIO ha dichiarato di aver ritirato la lotta dal programma olimpico per i Giochi del 2020: sarà quindi presente a Rio de Janeiro 2016, il cui programma è già stato definito, ma potrebbe non esserci più quattro anni dopo.
Secondo il CIO, la lotta resterà comunque eleggibile per le Olimpiadi del 2020, ma dovrà contendersi il posto con altri sette sport: lo squash, la scalata, il karate, il wushu (un’arte marziale), il baseball/softball (presente fino al 2008), il wakeboard (uno sport nautico) e il pattinaggio a rotelle.
A questo punto, ci viene il dubbio che la scelta di togliere uno sport storico come la lotta dal programma olimpico derivi piuttosto da una scelta politica. Osservando la storia di questo sport, infatti, si nota come gli Stati Uniti e la Russia, in passato grandi dominatori nella lotta, siano insidiati e superati da altri Paesi, mentre la Cina e la Gran Bretagna rappresentano delle forze minori. I quattro Paesi più importanti dello sport, stando almeno all’ultima edizione dei Giochi, hanno quindi poco interesse a vedere la lotta ancora nel programma olimpico per le prossime edizioni.
Con la dissoluzione dell’Urss, infatti, la moltiplicazione dei Paesi di scuola sovietica ha reso la concorrenza più difficile: l’Azerbaijan, ad esempio, ha conquistato ben 7 medaglie (di cui 2 d’oro) a Londra 2012, mentre un oro se l’è aggiudicato l’Uzbekistan. La Georgia, pur non avendo vinto ori, ha collezionato ben 6 medaglie, e medaglie sono state ottenute anche dall’Armenia, dall’Estonia, dall’Ucraina, dal Kazakistan e dalla Lituania. La Russia resta in testa, ma con un dominio molto meno importante rispetto al passato, mentre gli USA si son dovuti accontentare di quattro medaglie. La Cina (1 medaglia) e la Gran Bretagna (0 medaglie) hanno fatto la parte delle comparse.
Probabilmente il peso politico di questi Paesi si è fatto sentire: certamente uno sport come il wakeboard, poco noto ai più e praticabile solo nei Paesi ricchi, vista la complessità ed il costo dell’attrezzatura di cui necessita, fa molto più comodo di uno sport in cui i Paesi più piccoli possono esprimersi al meglio, per non parlare di quelle “fastidiose” medaglie vinte nella lotta da Paesi come Iran e Cuba. Del resto, non furono le continue sconfitte degli USA contro Cuba a far eliminare il baseball dal programma olimpico?
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