
Al Palazzo delle Convenzioni de L’Avana (Cuba) proseguono le trattative tra le FARC-EP (Fuerzas armadas revolucionarias de Colombia – Ejército del Pueblo) ed il Governo colombiano, con la mediazione di Cuba e della Norvegia. Tutto sembrava procedere per il meglio, con le due parti che stavano affrontando il tema agrario, un argomento ritenuto fondamentale per il raggiungimento della pace. Il capo della delegazione guerrigliera, Iván Márquez aveva infatti sottolineato che“Come in nessun altro momento, sentiamo le due parti che procedono alla costruzione di un accordo intorno a un tema che è importante: quello dell’accesso e dell’utilizzo della terra”.
Nelle ultime ore, però, due eventi principali hanno messo a repentaglio il buon esito del dialogo in corso di svolgimento nella capitale cubana. La polizia colombiana, infatti, ha catturato nella capitale Bogotà uno dei leader dei ribelli, Víctor Hugo Silva, noto con lo pseudonimo di “Erik” o “El Chivo”. Silva farebbe parte dello Stato Maggiore del comando centrale delle FARC, vale a dire uno dei vertici dirigenziali dei ribelli. Silva aveva ai suoi ordini circa 120 uomini. Due settimane fa, un altro arresto aveva turbato il processo di pace, quello di Jacobo Arango, capo del fronte quinto delle FARC, mentre nel nordovest della Colombia cinque hanno perso la vita in un’operazione militare.
Allo stesso tempo, le FARC hanno interrotto il “cessate il fuoco” che avevano dichiarato unilateralmente quattro mesi fa, all’inizio del processo di pacificazione. In un comunicato, le FARC hanno fatto sapere di essere pronte a riprendere le armi.
A questo punto, il dialogo rischia di concludersi con un nulla di fatto, mentre il conflitto armato, che vede le sue radici negli anni ’30, rischia di divenire secolare.
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