
Una settimana dopo lo svolgimento delle elezioni nel Regno Hascemita di Giordania (al-Mamlaka al-Urdunniyya al-Hāshimiyya), la Commissione Elettorale Indipendente ha annunciato i risultati definitivi della tornata elettorale (affluenza al 56,6%).
Qualche giorno fa, la stessa Commissione aveva pubblicato dei “risultati preliminari”, affermando, però, attraverso il proprio presidente Adbul Ilah Khatib, che le “lezioni non sono state completamente prive di violazioni e problemi. Le elezioni non possono essere perfette e speriamo di imparare da questa esperienza e migliorare. Ma in generale i giordani hanno accettato le misure di voto ed esercitato il loro diritto”.
Lunedì, la Commissione Elettorale Indipendete ha annunciato i risultati definitivi delle elezioni parlamentari, che vedevano 1.425 candidati in competizione per 150 seggi disponibili nella Camera Bassa (Majlis al-Nuwaab), mentre i 55 membri del Senato (Majlis al-Ayan) sono scelti da re Abdallah II bin Al Hussein. Le due camere, insieme, costituiscono l’Assemblea Nazionale (Majlis al-Umma).
Il presidente della Commissione Khatib, nell’annunciare i risultati, si è detto speranzoso affinché i giordani accettino i risultati delle elezioni. “Delle piccole irregolarità hanno avuto luogo – ha confermato – ma non hanno inficiato l’essenza delle elezioni”. Khatib ha ricordato che è la prima volta che elezioni di questo tipo si svolgono in Giordania, e questa inesperienza è stata la causa fondamentale delle irregolarità. Infatti, queste elezioni si sono svolte con una nuova legge elettorale.
A ciò va aggiunto il boicottaggio delle elezioni messo in atto dai Fratelli Musulmani, in quanto fortemente contrari alla nuova legge elettorale, che non garantirebbe abbastanza seggi ai partiti politici, ma favorirebbe i gruppi tribali. Infatti, i giordani hanno votato con due schede: nella prima potevano scegliere tra i candidati dei partiti politici nazionali, mentre nella seconda potevano scegliere tra i candidati a livello locale. La nuova legge elettorale era stata approvata da re Abdullah in seguito alle proteste popolari che gli avevano fatto temere una “primavera araba” anche in Giordania.
Il boicottaggio da parte dei Fratelli Musulmani e la nuova legge elettorale hanno favorito i partiti politici fedeli al governo ed i gruppi tribali. L’opposizione sarà composta dai partiti islamisti e da quelli di sinistra, tra cui il Partito Comunista Giordano (Hizb al-Shuyu’iyah al-Urduni), il più antico partito del Paese (fondato nel 1951).
Ancor prima della formazione del nuovo Parlamento e quindi del nuovo Governo, il Primo Ministro Abdullah Ensour ha inviato una lettera di dimissioni al re Abdallah II, quindi la Giordania resterà senza un governo almeno per tutto il prossimo mese, ovvero fino alla prima seduta del nuovo Parlamento.
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