
Il prossimo 3 febbraio, i cubani eleggeranno i loro 612 deputati del Parlamento nazionale e oltre mille delegati alle Assemblee Provinciali del Poder Popular. Il professor Juan Mendoza, della Facoltà di Diritto dell’Università di L’Avana, è intervenuto sulle pagine di Prensa Latina per spiegare meglio il processo elettorale cubano, che il giurista ha definito “profondamente democratico”.
Tra novembre ed ottobre, ha spiegato Mendoza, i cubani hanno eletto 14.537 rappresentanti alle 168 Assemblee Municipali del Poder Popular del paese, con un’affluenza alle urne del 94%. I candidati per il Parlamento e per le delegazioni provinciali sono al 50% scelti tra i consiglieri municipali.
“Questi consiglieri entrano a far parte dell’organo di potere immediato a livello municipale, che è il centro territoriale e politico fondamentale del Paese”. Questi consigli municipali rappresentano quindi la base del sistema politico cubano, trovandosi direttamente a contatto con la popolazione, ed hanno il compito di svolgere un ruolo di collegamento tra i cittadini ed i rappresentanti del governo.
L’altra metà dei candidati è nominata dalla società civile, attraverso delle commissioni di candidature, integrate da organizzazioni sociali di massa. Mendoza ricorda, ad esempio, la Federazione Studentesca Universitaria (Federación Estudiantil Universitaria), la Federazione delle Donne Cubane (Federación de Mujeres Cubanas) ed altre organizzazioni che raggruppano i lavoratori dei vari settori. Queste commissioni scelgono i nomi dei candidati proposti collettivamente, successivamente approvati dalle Assemblee Municipali del Poder Popular.
“Questo processo garantisce che la nostra Assemblea Nazionale sia ricca: al suo interno possono trovarsi un artista famoso, uno sportivo di altissimo livello, un medico, un agricoltore, un operaio, uno studente, vale a dire, rappresentanti di questo ricco mosaico della società”. Tutte queste persone di diverse provenienze possono quindi rappresentare il proprio Paese, il che è senza dubbio un onore, ma anche una grande responsabilità.
Mendoza ci ha tenuto a precisare una delle peculiarità dei delegati e dei deputati cubani: costoro, una volta eletti, continuano ad esercitare il proprio mestiere, svolgendo entrambi i ruoli allo stesso tempo, e non sono retribuiti per essere membri del Parlamento e delle Assemblee Provinciali del Poder Popular.
Si tratta di un modello particolare, come ricorda Mendoza, che rientra nella tradizione del Paese, ma che è perfettamente democratico. Come sappiamo, in Europa e negli Stati Uniti, Cuba è spesso considerato come un Paese non democratico, ma in realtà si tratta di un modello alternativo di democrazia, che la maggior parte degli occidentali non riesce a capire perché lontano dall’idea di “democrazia” prevalente, così come del resto la maggioranza degli occidentali non riesce a percepire le distorsioni delle proprie forme di “democrazia”.
Mendoza, comunque, è cosciente del fatto che neanche il modello cubano sia perfetto: “È migliorabile? Certo che sì. Si studiano meccanismi e forme per perfezionare la nostra legge. In questi momenti in cui il Paese perfeziona il modello economico e rafforza la sua istituzionalità, uno dei meccanismi è proprio questo: l’analisi della legge elettorale per migliorarla”.
Tratto liberamente da Prensa Latina
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