
Somalia: il Paese senza Stato. Sono ormai 21 anni che in Somalia non esiste più uno stato, da quando, nel 1991, ci fu la caduta del presidente Siad Barre e la fine della Repubblica Democratica di Somalia. Da allora si susseguono dichiarazioni unilaterali di indipendenza e lotte fra gruppi armati, i cosiddetti “signori della guerra”.
Un punto chiave delle lotte fra questi gruppi armati è l’accesso all’acqua, un bene scarso e molto prezioso nel territorio somalo, fondamentale non solo per la vita degli uomini, ma anche per l’agricoltura e l’allevamento. In questo quadro vanno letti i violenti combattimenti che si sono avuti negli ultimi giorni, con un bilancio di 26 morti e 18 feriti, tra i villaggi di Marer e Balalder. Questi villaggi sono teatro degli sconti fra due clan in particolare, i Saleban ed i Duduble. Oltre agli uomini armati, negli scontri sono stati coinvolti anche dei civili.
La situazione della Somalia è, politicamente, la più grave al mondo: non esiste un governo riconosciuto, ma ogni territorio pretende di essere autonomo, quando non addirittura uno stato indipendente. Dal 18 maggio 1991, subito dopo la caduta di Siad Barre, è stata dichiarata la Repubblica del Somaliland, nella parte settentrionale della Somalia, uno stato che non è riconosciuto da nessun membro della comunità internazionale. Nella regione centrale, il Puntland non ha mai dichiarato l’indipendenza, ma quanto meno una forte autonomia all’interno dello Stato Federale della Somalia, così come il Galmudug, nato dall’unione fra le province di Galguduud e Mudug. Altre regioni autonome sono l’Azania o Jubaland, e la regione di Himam e Heeb. Nel 2010, l’Awdalland si è dichiarato invece uno stato autonomo, così come ha fatto nel 2012 lo stato di Khatumo.
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