
La Suprema Corte Costituzionale egiziana ha annunciato domenica scorsa di aver interrotto i propri lavori a tempo indeterminato. Ha infatti denunciato delle “pressioni psicologiche” nella formulazione della sentenza circa la legittimità dell’Assemblea Costituente egiziana. La Corte ha aggiunto di non essere in grado di lavorare in un “clima pieno d’odio”. I giudici temono per la propria sicurezza, essendo più volte stati accerchiati dai sostenitori dell’attuale presidente, Mohamed Morsi. Il comunicato della Corte Costituzionale definisce quello di domenica scorsa “il giorno più nero della storia per la giustizia egiziana”.
Questo avvenimento rappresenta una nuova ed ulteriore testimonianza circa la crisi politica e lo stato di tensione che oppone i gruppi laici ed il potere giudiziario ai sostenitori islamisti del presidente Morsi. Questi ultimi hanno accerchiato la sede della Corte Costituzionale da sabato ed accusano i giudici di essere fedeli all’ex presidente Hosni Mubarak.
Intanto, gli islamisti, maggioritari all’interno dell’Assemblea Costituente, hanno approvato un progetto di Costituzione senza attendere la decisione della Suprema Corte Costituzionale, che avrebbe il potere di scogliere l’Assemblea stessa, qualora fosse ritenuta illegittima. Nello scorso giugno, la Corte Costituzionale aveva già sciolto la Camera bassa del Parlamento, in quanto un terzo dei suoi membri erano stati eletti illegittimamente. Una nuova decisione di questo tipo potrebbe minare ulteriormente le fondamenta del potere di Mohamed Morsi.
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