
Sabato scorso il Kuwait è stato il teatro delle elezioni legislative. In realtà, si tratta della replica delle elezioni svoltesi nel febbraio di questo stesso anno, successivamente dichiarate non valide. Le elezioni di febbraio, infatti, erano state oggetto di un boicottaggio di massa, tanto che l’affluenza alle urne era stata la più bassa della storia del piccolo stato del Golfo Persico.
Il boicottaggio ha quindi avuto un grande successo, assestando un forte colpo alle pretese del governo kuwaitiano, che ha sempre voluto dimostrare una maggiore democraticità rispetto agli altri stati del Medio Oriente. Lo stesso boicottaggio, però, aveva fatto in modo che i gruppi di minoranza, islamisti e liberali, non avessero quasi nessuna rappresentanza tra i 50 seggi del parlamento del Kuwait. In Kuwait, infatti, non possiamo parlare di partiti veri e propri, perché i partiti sono illegali, ed in teoria tutti i candidati concorrono da indipendenti: esistono, però, almeno 12 gruppi politici organizzati che sono facilmente riconoscibili da parte degli elettori.
Queste ragioni hanno portato alla ripetizione delle elezioni. L’affluenza è stata comunque molto bassa, sebbene superiore a quella delle elezioni di febbraio (quasi il 40%). Un grande successo ha avuto il gruppo degli islamisti sciiti, che si sono aggiudicati ben 17 seggi su 50, praticamente un terzo degli stessi, mentre nella precedente elezione ne avevano conquistati solo 7. Gli islamisti sunniti, invece, che hanno a loro volta messo in atto un boicottaggio, hanno ottenuto solo 4 seggi, contro i 23 che avevano in precedenza.
Tra i 50 eletti ci sono anche tre donne, mentre nelle elezioni di febbraio nessuna candidata era stata eletta.
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