
Il Congresso peruviano, nell’aprile 2011, ha preso una decisione storica per il Paese sudamericano: quella di vietare la produzione degli OGM e la vendita di prodotti geneticamente modificati o di prodotti contenenti ingredienti geneticamente modificati, almeno per i prossimi dieci anni, in qualsiasi luogo del paese.
Questo provvedimento, oltre a contrastare le azioni di famose multinazionali come la Monsanto e la Bayer, che controllano gran parte del commercio mondiale degli OGM, ha dato una risposta alle proteste popolari, in particolare delle popolazioni delle zone rurali attorno Cusco, che spingevano per la protezione delle colture locali e delle specie autoctone, come il mais gigante bianco, il mais viola e le patate peruviane, che sarebbero state messe a rischio dalla penetrazione massiccia degli OGM nel mercato peruviano.
Provvedimenti simili, in particolare sulla coltivazione degli OGM, esistevano già in altri quattro paesi del continente: Guyana, Suriname, Ecuador, Venezuela.
Dopo un anno e mezzo dal decreto, il Perù si è potuto dichiarare “zona libera dagli OGM”, che avevano invaso il mercato peruviano, tanto che il 70% dei prodotti venduti prima della moratoria conteneva OGM.
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