
“The State of Food Insecurity in the World 2012” (SOFI) (“Lo Stato dell’Insicurezza Alimentare nel mondo 2012”), è il rapporto pubblicato quest’anno a Roma dalla FAO (Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura), in collaborazione con l’IFAD (Fondo Internazionale per lo Sviluppo Agricolo) e il PAM (Programma Alimentare Mondiale).
Il rapporto si sofferma, in particolare, sugli 852 milioni di persone che soffrono la fame nei paesi in via di sviluppo, e che rappresentano circa il 15% della popolazione mondiale. Anche i cosiddetti “paesi sviluppati” non sono esenti dalla fame: 16 milioni di persone ne soffrono nel nord del mondo.
I maggiori progressi si sono avuti in America Latina, dove negli ultimi venti anni il numero delle persone che soffrono la fame è passato da 65 a 49 milioni, ovvero dal 14,6% all’8% della popolazione complessiva del continente. Merito dell’affermazione di numerosi governi socialisti e progressisti, che hanno coraggiosamente deciso di abbandonare le ricette neoliberiste del Fondo Monetario Internazionale. Il Venezuela, per esempio, ha cancellato il 13% della denutrizione sotto la presidenza di Hugo Chávez.
Ma una menzione particolare merita Cuba: secondo il rapporto, il sistema sociale cubano provvede a “garantire una buona alimentazione di base a tutta la popolazione, con particolare attenzione all’infanzia”. Da sottolineare, inoltre, che Cuba ha ottenuto questi risultati nonostante il blocco economico e commerciale che gli Stati Uniti hanno imposto 52 anni fa, il quale è stato recentemente condannato per l’ennesima volta dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Cuba, inoltre, si distingue all’interno dell’area caraibica, in cui la maggior parte dei Paesi, come la vicina Haiti, non riesce a trovare una strada per risolvere i numerosi problemi sociali, ed in particolare quello della denutrizione.
CLICCA QUI PER LA PAGINA FACEBOOK
Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte e del link originale.