
Domenica scorsa, 11 novembre, si sono tenute le elezioni politiche nel piccolo stato della Repubblica di San Marino, la più antica repubblica del mondo ancora esistente, fondata, secondo la tradizione, nell’anno 301, che è anche l’anno 0 del calendario sammarinese, il quale conta gli anni a partire dalla fondazione della Repubblica. San Marino vanta anche un’antichissima costituzione, che affonda le sue basi nella prima costituzione del 1600 (Leges Statutae Sancti Marini), e che costituisce la base del diritto attuale della Repubblica, sebbene ufficialmente non sia fornita di una costituzione vera e propria.
Nel singolare sistema partitico sammarinese, in cui il multipartitismo la fa da padrone, spesso si vengono a creare coalizioni trasversali di partiti di centrodestra e centrosinistra, ed è questa soluzione che ha portato alla vittoria della coalizione “San Marino Bene Comune”, che ha ottenuto il 50,71% dei voti e 35 seggi sui 60 a disposizione: quanto basta per governare il Paese, sebbene le esperienze recenti siano state sempre caratterizzate dall’instabilità governativa. La coalizione era formata dal Partito Democratico Cristiano Sammarinese – Noi Sammarinesi, dal Partito dei Socialisti e dei Democratici e da Alleanza Popolare.
Una seconda coalizione, più improntata sul centrosinistra, denominata “Intesa per il Paese”, ha ottenuto il 22,28% dei suffragi e 12 seggi. I partiti partecipanti alla coalizione sono Nuovo Partito Socialista, Unione per la Repubblica e Moderati Sammarinesi.
La coalizione di sinistra “Cittadinanza Attiva”, formata da Sinistra Unita e Civico 10, ha raggiunto comunque un ottimo risultato, con il 16,08% dei voti e 9 seggi parlamentari. Infine, 4 seggi sono andati al Movimento Civico R.E.T.E..
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