
Dopo il referendum in cui i lituani hanno votato contro l’installazione di una nuova centrale nucleare sul proprio territorio, rinunciando quindi all’uso dell’energia nucleare dopo la chiusura del vecchio impianto, il cambio di rotta del Paese baltico viene confermato dal secondo turno delle elezioni parlamentari, che hanno visto una forte perdita del centro-destra a vantaggio soprattutto dei socialdemocratici e dei laburisti.
Nelle precedenti elezioni si era imposta una coalizione di centro-destra, guidata dal partito democristiano Unione della Patria (TS-LKD) di Andrius Kubilius, già al suo secondo governo, che ottenne 45 seggi. Questa volta, però, i democristiani hanno ottenuto “solamente” 33 seggi, con una perdita di quasi 5 punti percentuali.
Oltre 6 punti percentuali, invece, è stato il guadagno dei socialdemocratici di Algirdas Butkevicius, che sono passati da 25 a 38 seggi nel Parlamento del Paese (Seimas).
Ancora più importante è il balzo in avanti dei laburisti, guidati da Viktor Uspaskich, che guadagnano 11 punti percentuali, passando da 10 a 29 seggi, e divenendo il primo partito del Paese (19,82% dei suffragi). Il sistema elettorale lituano, però, prevede una formula mista che in questo caso ha svantaggiato i laburisti, che in Parlamento saranno il terzo gruppo più numeroso, con 29 seggi contro i 33 dei democristiani e i 38 dei socialdemocratici.
Potrebbe comunque profilarsi un governo di centro-sinistra con un accordo tra i socialdemocratici ed i laburisti, ma, per raggiungere la maggioranza parlamentare, sarà fondamentale anche l’appoggio dei verdi (LVŽS) e del nuovo partito Drasos Kelias (Strada del Coraggio), che alla prima esperienza elettorale ha conquistato 7 seggi e che fa della lotto alla corruzione la sua bandiera.
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