
Dopo la bancarotta che ha colpito l’isola dell’estremo nord europeo ed il fallimento della banca Icesave, l’Islanda è divenuta per molti un esempio, soprattutto per il rifiuto, attraverso un referendum popolare, di pagare i propri debiti: una soluzione che farebbe comodo a molti Paesi, Grecia in testa. Ma gli esempi che vengono dall’isola dei geyser non sono finiti qui: un comitato di cittadini ha, infatti, proposto sei quesiti referendari alla popolazione, per creare le basi della nuova costituzione islandese.
Ma da dove è nata questa iniziativa? Da semplici cittadini. Nel 2010 gli stessi islandesi hanno eletto una commissione formata da 25 cittadini comuni, che avevano il compito di proporre una nuova costituzione, ma anche quello di consultare continuamente i pareri dei propri connazionali attraverso internet. La nuova costituzione, quando sarà pronta, sostituirà così quella del 1944, adottata subito dopo l’indipendenza dalla Danimarca, e ciò che la caratterizzerà sarà una vera legittimità su base popolare.
Tra i sei quesiti referendari, una nota merita il quesito n. 2, che trattava delle riorse naturali del Paese. L’82,5% dei votanti ha scelto che le risorse naturali siano dichiarate “proprietà nazionale”, sottraendole dunque a possibili acquisizioni da parte di privati. Il contrario di ciò che si fa in gran parte degli stati d’Europa, e soprattutto il contrario di ciò che impongono le “ricette anti-crisi” dell’UE e delle istituzioni internazionali.
Ciò che si sta cercando di realizzare in Islanda non è altro che la democrazia diretta, in cui è davvero il popolo a decidere, e non un’élite di governanti. Certo, l’Islanda conta poco più di 300.000 abitanti e questo rende molto più facile la realizzazione di un simile progetto. Ma allo stesso tempo non si può fare a meno di notare l’importanza che sta avendo internet in questo processo, un mezzo talmente rapido e potente che permetterebbe l’applicazione della democrazia diretta in qualsiasi Paese.
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