Dai bossoli con la canzone partigiana al costume di Trump da adolescente: la teoria del giornalista Adam Cochran sul profilo dell’assassino. E perché la verità sfugge alle etichette facili mentre si sottace il problema strutturale di un Paese che si fonda su un modello e una società insana.

Articolo pubblicato su L’AntiDiplomatico
L’arresto di Tyler Robinson, il ventiduenne presunto assassino dell’attivista conservatore Charlie Kirk, ha scoperchiato un vaso di Pandora che va ben oltre la dinamica della cronaca. Mentre la narrativa iniziale si prestava a facili semplificazioni e la stampa generalista riportava informazioni bollando l’autore dell’omicidio come antifascista o attivista transgender, l’investigazione del giornalista, Adam Cochran (che sulla questione ha peraltro pubblicato diversi tweet sul suo account X) sta portando alla luce un quadro ben più complesso che collegherebbe il presunto assassino all’ambiente dell’estrema destra americana, sfidando le prime etichette affibbiate.



Contrariamente a quanto rimandano le scritte rinvenute sui bossoli – “Bella ciao” e “Hey fascist, catch!”, Adam Cochran ha messo in fila elementi indiziari che indicherebbero una direzione opposta. La sua ricerca suggerisce che Tyler Robinson non fosse un antagonista della destra, bensì paradossalmente un suo prodotto interno, forse radicalizzato.
Cochran ipotizza che Robinson possa essere collegato al movimento “Groyper”, una frangia neonazista e ultranazionalista che opera principalmente online, nota per le sue tattiche di trollaggio e per aver infiltrato i circoli conservatori tradizionali. Il particolare della canzone “Bella ciao”, dunque per spiegarla in termini semplici, non sarebbe un’adesione ai valori antifascisti, ma un’appropriazione cinica e beffarda in stile la serie tv “La casa di carta”, usata come simbolo di una battaglia distorta contro il sistema. Per i Groyper, che vedono Kirk e il suo “Turning Point USA” come troppo moderati e venduti, l’uso di “Bella ciao” potrebbe essere dunque una firma sarcastica, un modo per mascherare la propria identità e prendere in giro i media liberali che, prevedibilmente, avrebbero frainteso il gesto.
Le informazioni sulla vita di Robinson messe in luce da Cochran sembrano corroborare questa tesi, dipingendo il profilo di un individuo profondamente radicato nella cultura che presumibilmente avrebbe voluto attaccare; i genitori sono registrati come repubblicani ma l’elemento che cattura di più è la sua cultura delle armi. Gli scatti nei suoi social lo ritraggono fin da bambino con armi, incluso un fucile di grosso calibro, lo collocano in un ambiente dove le armi da fuoco sono parte integrante dell’identità culturale, tipica di certi ambienti conservativi americani.
La foto in costume da Donald Trump per Halloween nel 2017 può essere vista come un indizio significativo di un’identificazione precoce con la figura simbolo della destra americana moderna. Un familiare avrebbe riferito alla stampa, infine, di come Robinson fosse diventato “più politico” negli ultimi anni e vedesse Kirk come un “diffusore d’odio” è un classico campanello d’allarme di un processo di radicalizzazione.
Il punto sottaciuto: l’insanità strutturale di una Nazione
Al di là dell’etichetta politica da apporre al presunto assassino, per ora utilizzate strumentalmente tanto negli Usa, quanto nel nostro Paese ( basti vedere il post della Meloni su Facebook) e andando oltre le vicende giudiziarie che seguiranno il loro corso, quanto accaduto rivela una verità più scomoda e profonda e per questo sottaciuta nella narrazione mediatica odierna: ossia che la violenza politica, economica e sociale continua a essere un elemento strutturale e endemico della società statunitense.
L’accesso indiscriminato alle armi, la polarizzazione politica tossica, la retorica violenta che circola liberamente e l’assenza di un robusto sistema di salute mentale creano un mix esplosivo. In questo contesto, l’identità politica dell’attaccante (estrema destra, estrema sinistra, solitario psicotico) diventa a volte il contenuto specifico di un odio che il contenitore America è perfettamente attrezzato per esprimere nel modo più letale possibile.
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