Mercoledì 24 luglio, Boris Johnson ha preso le redini del governo britannico, succedendo a Theresa May: il suo obiettivo dichiarato è il raggiungimento della Brexit entro la fine di ottobre.

Era tutto praticamente già scritto, e da mercoledì 24 luglio si è tramutato in realtà: Boris Johnson, cinquantacinquenne già sindaco di Londra (2008-2016) e Segretario di Stato per gli Affari Esteri (2016-2018) è il nuovo primo ministro del Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord. Succede alla fallimentare esperienza del secondo governo di Theresa May, sconfiggendo il rivale in casa Jeremy Hunt, inamovibile membro dei governi di David Cameron e della stessa May dal 2010.
Per il momento, dunque, l’investitura ufficiale da parte della regina Elisabetta II ha permesso al Partito Conservatore e Unionista (in inglese Conservative and Unionist Party) di mantenere il potere, evitando così nuove elezioni anticipate dopo quelle del 2017. Una questione tutta risolta in casa, con May che aveva già annunciato la volontà di farsi da parte dopo i fallimentari negoziati per la Brexit, ed i vari pretendenti alla sua successione impegnati in duelli interni, lasciando, per il momento, fuori dalle sfere del potere l’accerrimo nemico politico Jeremy Corbyn, fautore negli ultimi anni del riposizionamento a sinistra del Partito Laburista (Labour Party).
La questione della Brexit, dunque, resta di primaria importanza nell’agenda politica britannica. Johnson ha affermato infatti di voler procedere verso l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea entro il 31 ottobre, anche a costo di un no deal con Bruxelles. Un centinaio di giorni – novantanove, per la precisione, dalla sua investitura, nei quali il nuovo premier britannico dovrà dimostrare di saper fare meglio di colei che l’ha preceduto in Downing Street.
Johnson, il cui antieuropeismo è emerso solamente durante la campagna elettorale per il referendum – in precedenza aveva espretto opinioni favorevoli all’UE -, fino ad ora sembra voler mantenere la parola, ma sappiamo bene che in politica le parole non bastano. Nel frattempo, ha confermato Stephen Barclay nel ruolo di Segretario di Stato per l’Uscita dall’Unione Europea, mentre si è preoccupato di sostituire il suo rivale Jeremy Hunt con Dominic Raab, che dunque ha assunto il timone di comando agli Affari Esteri.
La squadra di Johnson, dunque, vede una prevalenza della linea favorevole alla Brexit a tutti i costi. Nei prossimi tre mesi verranno portati avanti i negoziati con Bruxelles e, in caso di ennesimo fallimento, potremmo assitere ad un no deal con conseguente Hard Brexit. In caso contrario, Johnson si giocherebbe la sua credibilità politica e si andrebbe quasi certamente ad elezioni anticipate: in questo scenario, i laburisti di Jeremy Corbyn potrebbero approfittarne per assicurare l’alternanza al potere. Se invece Johnson dovesse tenere fino alla fine della legislatura, prevista per il 2022, potremmo assistere ad una Brexit in senso liberista, con un forte riavvicinamento di Londra a Washington. Al momento, dunque, le soluzioni più plausibili rischiano di penalizzare soprattutto la classe lavoratrice: non dimentichiamo, infatti, che Johnson è pur sempre un conservatore di matrice liberista.
LA SQUADRA DI BORIS JOHNSON
Primo Ministro – Boris Johnson
Segratario di Stato per gli Affari Esteri e del Commonwealth – Dominic Raab
Cancelliere dello Scacchiere – Sajid Javid
Segretario di Stato per gli Affari Interni – Priti Patel
Cancelliere del Ducato di Lancaster – Michael Gove
Segretario di Stato per la Giustizia – Robert Buckland
Segretario di Stato per l’Uscita dall’Unione Europea – Stephen Barclay
Segretario di Stato per la Difesa – Ben Wallace
Segretario di Stato per la Sanità – Matt Hancock
Segretario di Stato per l’Economia, l’Energia e al Strategia Industriale – Andrea Leadsom
Segretario di Stato per il Commercio Internazionale – Liz Truss
Segretario di Stato per il Lavoro e le Pensioni – Amber Rudd
Segretario di Stato per l’Istruzione – Gavin Williamson
Segretario di Stato per l’Ambiente, l’Alimentazione e gli Affari Rurali – Theresa Villiers
Segretario di Stato per la Casa, le Comunità e il Governo Locale – Robert Jenrick
Segretario di Stato per i Trasporti – Grant Shapps
Segretario di Stato per l’Irlanda del Nord – Julian Smith
Segretario di Stato per la Scozia – Alister Jack
Segretario di Stato per il Galles – Alun Cairns
Leader della Camera dei Lord – Baronessa Evans di Bowes Park
Segretario di Stato per il Digitale, la Cultura, i Media e lo Sport – Nicky Morgan
Segretario di Stato per lo Sviluppo Internazionale – Alok Sharma
Ministro senza portafoglio e Segretario del Partito Conservatore – James Cleverly
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