USA, Mid-term: i Dems conquistano sette Stati, ma i Repubblicani eleggono 21 governatori

Oltre alla sconfitta alla House of Representatives ed alla tenuta al Senato, i Repubblicani del presidente Donald Trump hanno dovuto fare i conti anche con le elezioni dei singoli Stati federati, in occasione delle mid-term elections tenutesi martedì 6 novembre in tutti gli Stati Uniti d’America.

Come abbiamo avuto modo di sottolineare nel nostro precedente articolo, le elezioni di metà mandato sono tradizionalmente sfavorevoli all’inquilino della Casa Bianca: come i suoi predecessori (George W. Bush e Barack Obama, per citare i più recenti) anche “The Donald” ha pagato questo scotto, pur mantenendo la fondamentale maggioranza alla camera alta.

Democratici, dal canto loro, hanno potuto esultare per la conquista della maggioranza nella House of Representatives, ma hanno anche potuto effetturare il “flip” (“ribaltone”) in ben sette Stati sui trentasei dove si eleggeva il governatore, a fronte di una sola “nuova” vittoria repubblicana, quella dell’Alaska, che, a fronte della sua gigantesca estensione, è solo il 48mo Stato più popolato della federazione, con 740.000 abitanti, precedendo solamente Vermont e Wyoming. Come se non bastasse, la stessa Alaska era in realtà in mano ad un ex repubblicano, Bill Walker, che nel 2014 aveva vinto presentandosi da indipendente. Questa volta, Walker ha ottenuto solamente il 2% delle preferenze, ed il nuovo governatore dell’ex provincia russa diventerà il suo ex collega di partito Mike Dunleavy (52.5%), in grado di battere il democratico Mark Begich (43.7%).

Torniamo, però, alle vittorie dei Dems. Netto è stato il successo di Michelle Lujan Grisham in New Mexico (57.1%), un risultato che è storico per diversi motivi: l’avvocato cinquantanovenne, infatti, non solo sarà la prima donna democratica a ricoprire questa carica nel Nuovo Messico, ma diventerà anche la prima democratica “latina” a governare un qualsiasi Stato a stelle e strisce. Importante anche il successo di J. B. Pritzker in Illinois, che con il 54.2% delle preferenze ha stracciato il governatore uscente Bruce Rauner. Superano il muro del 50% anche Gretchen Whitmer in Michigan (53.1%) e Janet Mills (51.1%), nel settentrionale Maine.

Meno netti, ma comunque importanti, i successi di Steve Sisolak in Nevada (49.4%), Laura Kelly in Kansas (47.8%) e Tony Evers in Wisconsin, dove, per circa trentamila voti, il candidato democratico ha superato il governatore uscente repubblicano Scott Walker (49.6% contro 48.4%) in una sfida cruciale.

Parlando degli Stati già democratici, Kate Brown ha ottenuto la conferma in Oregon, così come David Ige alle Hawaii (con un netto 62.7%), Tom Wolf in Pennsylvania e soprattutto Andrew Cuomo nello Stato di New York, dove la sfida era tutta tra italo-americani, vista la candidatura repubblicana di Marc Molinaro. Con un netto 59.3%, Gavin Newsom succederà al collega di partito Jerry Brown al governo della California, situazione simile a quella di Jared Polis in Colorado, Tim Walz in Minnesota e Ned Lamont in Connecticut.

Nonostante le sette sconfitte citate in precedenza, i Repubblicani possono ancora una volta parlare armeno parzialmente di “vittoria”. Sui trentasei Stati andati alle elezioni, infatti, ventuno si sono comunque colorati di rosso, compresa la già citata Alaska. Confermati i governatori uscenti in Arizona(Doug Ducey), Nebraska (Pete Ricketts), Iowa (Kim Reynolds), Arkansas (Asa Hutchinson), Alabama (Kay Ivey), South Carolina (Henry McMaster), Maryland (Larry Hogan), Vermont (Phil Scott), Massachusetts (Charlie Baker) e New Hampshire (Chris Sununu), oltre all’immancabile Texas, dove Greg Abbott è stato rieletto con il 55.9% delle preferenze. I nomi nuovi, invece, saranno quelli di Brad Little in IdahoMark Gordon in WyomingKevin Stitt in OklahomaKristi Noem in South DakotaMike DeWine in OhioBill Lee in TennesseeBrian Kemp in Georgia (unico risultato non ancora ufficializzato mentre scriviamo) e Ron DeSantis in Florida, dove il candidato repubblicano si è imposto per poco più di quarantamila voti sul democratico Andrew Gillum.

Si eleggeva, infine, anche il sindaco di quell’entità sui generis che è la capitale Washington D.C., con la democratica Muriel Bowser che è stata confermata al suo posto senza una reale opposizione.

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About Giulio Chinappi

Giulio Chinappi è nato a Gaeta il 22 luglio 1989. Dopo aver conseguito la maturità classica, si è laureato presso la facoltà di Scienze Politiche dell’Università “La Sapienza” di Roma, nell’indirizzo di Scienze dello Sviluppo e della Cooperazione Internazionale, e successivamente in Scienze della Popolazione e dello Sviluppo presso l’Université Libre de Bruxelles. Ha poi conseguito il diploma di insegnante TEFL presso la University of Toronto. Ha svolto numerose attività con diverse ONG in Europa e nel Mondo, occupandosi soprattutto di minori. Ha pubblicato numerosi articoli su diverse testate del web. Dal 2012 si occupa di Vietnam, Paese dove risiede tuttora e sul quale ha pubblicato due libri: Educazione e socializzazione dei bambini in Vietnam (2018) e Storia delle religioni in Vietnam (2019). Ha inoltre partecipato come coautore ai testi Contrasto al Covid-19: la risposta cinese (Anteo Edizioni, 2020), Pandemia nel capitalismo del XXI secolo (PM Edizioni, 2020) e Kim Jong Un – Ideologia, politica ed economia nella Corea Popolare (Anteo Edizioni, 2020).

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