Norvegia, i veri risultati: centro-destra al governo, Laburisti primo partito

Sulle elezioni norvegesi degli scorsi 8 e 9 settembre è stato detto e scritto di tutto, addirittura che avrebbe “vinto” Anders Breivik, il militante di estrema destra divenuto tristemente noto per gli attentati del luglio 2011.

La realtà, che sicuramente porta meno audience televisivo e meno visualizzazioni su internet, è che il Partito Laburista (Arbeiderpartiet) del Primo ministro Jens Stoltenberg, in carica dal 2005, è risultato essere ancora la prima forza politica del Paese, nonostante il calo subito rispetto all’ultima tornata elettorale. Il partito di centro-sinistra ha raccolto il 30,8% dei consensi perdendo 4,5 punti percentuali e vedendo passare la propria rappresentanza parlamentare da 64 a 55 membri.

I conservatori di Høyre (Destra) hanno invece visto un aumento netto del proprio consenso, passando dal 17,2% al 26,8%, un aumento che li ha portati a collezionare 48 seggi parlamentari, ben 18 in più rispetto all’ultima legislatura.

Essendo il Parlamento norvegese composto da 169 seggi, è necessario possedere 85 rappresentanti per dare vita ad un governo. Ecco quindi che entra il gioco il fatidico Partito del Progresso (Fremskrittspartiet), forza nella quale Anders Breivik ha effettivamente militato in gioventù. Il partito di Siv Jensen ha raccolto il 16,3% dei voti, scontando un netto calo (-6,6%) rispetto alle ultime elezioni, e passando da 41 a 29 parlamentari.

Le due forze di centro-destra, però, hanno deciso di creare un governo di coalizione, avvalendosi anche della collaborazione del Partito Cristiano-Democratico (Kristelig Folkeparti) e del Partito Liberale (Venstre), capaci di ottenere dieci e nove seggi rispettivamente, per raggiungere il totale di 96 rappresentanti, più che sufficienti per avere la maggioranza in Parlamento contro i 72 della coalizione “rosso-verde” di centro-sinistra, che olte ai laburisti annoverava tra le proprie fila il Partito di Centro (Senterpartiet, 10 seggi) ed il Partito Socialista di Sinistra (Sosialistisk Venstreparti, 7 seggi) di Audun Lysbakken. I Verdi (Miljøpartiet De Grønne), che ufficialmente non hanno appoggiato nessuno, hanno invece ottenuto un solo seggio. Le altre forze politiche sono infine rimaste escluse dal Parlamento.

Questo risultato dovrebbe quindi portare, se tutto procederà secondo i piani del centro-destra, al governo Erna Solberg, leader dei conservatori, che entrerà presumibilmente in carica da ottobre, quando scadrà il mandato del laburista Stoltenberg. La stessa Solberg è stata la prima a salutare la vittoria, affermando di voler dare vita ad “un nuovo governo con nuove idee e nuove soluzioni”, mentre Stoltenberg ha concesso la vittoria all’avversaria, ricordando che in Norvegia nessuno ha mai vinto tre elezioni di fila.

Come si è capito, si tratterà comunque di una coalizione tra forze della destra liberale e forze della destra nazionalista e populista, come accade in tutti i Paesi d’Europa, e come è accaduto spesso, con esiti ancora più dannosi, anche in Italia. Non che sia un buon segno, ma quanto meno ora sappiamo che i norvegesi non saranno governati da Breivik per i prossimi quattro anni.

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About Giulio Chinappi

Giulio Chinappi è nato a Gaeta il 22 luglio 1989. Dopo aver conseguito la maturità classica, si è laureato presso la facoltà di Scienze Politiche dell’Università “La Sapienza” di Roma, nell’indirizzo di Scienze dello Sviluppo e della Cooperazione Internazionale, e successivamente in Scienze della Popolazione e dello Sviluppo presso l’Université Libre de Bruxelles. Ha poi conseguito il diploma di insegnante TEFL presso la University of Toronto. Ha svolto numerose attività con diverse ONG in Europa e nel Mondo, occupandosi soprattutto di minori. Ha pubblicato numerosi articoli su diverse testate del web. Dal 2012 si occupa di Vietnam, Paese dove risiede tuttora e sul quale ha pubblicato due libri: Educazione e socializzazione dei bambini in Vietnam (2018) e Storia delle religioni in Vietnam (2019). Ha inoltre partecipato come coautore ai testi Contrasto al Covid-19: la risposta cinese (Anteo Edizioni, 2020), Pandemia nel capitalismo del XXI secolo (PM Edizioni, 2020) e Kim Jong Un – Ideologia, politica ed economia nella Corea Popolare (Anteo Edizioni, 2020).

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