
Da oggi, 1° luglio 2013, la Croazia diventa ufficialmente il 28° stato membro dell’Unione Europea. Un ingresso che è l’effetto di una candidatura proposta quando la situazione economica mondiale, ed in particolare dell’UE, era completamente diversa. Gli avvenimenti degli ultimi anni, però, hanno contribuito alla crescita dell’euroscetticismo nel Paese, tanto che la giornata odierna è considerata come fortemente a rischio per possibili manifestazioni di piazza che potrebbero sfociare in atti violenti.
Del resto, l’euroscetticismo è un sentimento che si sta facendo strada non solo in Croazia, ma anche in molti Paesi che fanno parte dell’Unione Europea da tempo, non ultima l’Italia. L’UE ha dimostrato di non essere un luogo ideale per i Paesi più poveri d’Europa: se la situazione della Grecia è nota a tutti, anche la Bulgaria sta vivendo un periodo di crisi politica ed economica molto profonda, che dura almeno da un anno. La Croazia corre il rischio di trovarsi ben presto in una situazione simile a quella della Bulgaria: un Paese che, per rispettare gli standard necessari all’ingresso nell’UE, ha trascurato troppo le necessità della sua popolazione.
La crisi economica è già una reltà in Croazia: la disoccupazione è tra le più alte d’Europa, con un tasso che supera il 20%, ed il deficit della Repubblica che si affaccia sull’Adriatico è talmente elevato che potrebbe causare una procedura da parte delle autorità di Bruxelles subito dopo l’ingresso nell’Unione.
Il presidente Ivo Josipović, in carica dal 2010, è uno dei pochi ad avere ancora fiducia nell’istituzione europea, e spera di poter ricevere i finanziamenti necessari per mettere in moto una ripresa economica nel suo Paese. Ma il rischio è quello di ritrovarsi privati della propria sovranità nazionale in materia di politica economica e non solo, un po’ come è accaduto in Grecia.
La popolazione croata, del resto, ha già espresso il proprio dissenso boicottando le elezioni europee per scegliere i 12 rappresentanti del Paese per il Parlamento di Bruxelles. Alle urne si è presentato solo il 20,74% degli aventi diritto, una percentuale irrisoria che rappresenta lo scarso interesse, quando non l’avversione dei croati nei confronti dell’adesione all’Unione Europea.
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