
Negli ultimi giorni il web pullula di articoli riguardo la “classifica” della libertà di stampa che esisterebbe nei vari Paesi, pubblicata annualmente da Reporters Sans Frontières (RSF) ed internazionalmente nota come Press Freedom Index. L’allarmismo deriva, in particolare, dalla posizione dell’Italia (57°) che, ovviamente, non può che lasciarci preoccupati.
Allo stesso tempo, però, ritengo che, per parlare di questa classifica, sia innanzi tutto necessario fare una scelta tra due opzioni:
1) si prende per buona la classifica così com’è;
2) si cerca di capire se questa classifica sia davvero attendibile.
Nel primo caso, l’Italia sarebbe comunque parzialmente “scagionata”, in quanto si troverebbe ad ogni modo nel 30% del mondo in cui la libertà di stampa è maggiore. Secondariamente, coloro che si scandalizzano del fatto che l’Italia si trovi in una posizione peggiore rispetto a determinati stati di altri continenti dimostrano di non conoscere molto di questi Paesi, e di avere ancora dei pregiudizi che pongono l’Europa e l’occidente un gradino sopra rispetto al resto del mondo.
Cosa c’è di strano nel sapere che in Namibia c’è una libertà di stampa maggiore che in Italia? Nulla! Basta sapere che la Namibia è un paese di soli 2,3 milioni di abitanti sparsi su un territorio grande quasi 3 volte l’Italia (praticamente una popolazione incontrollabile), e che è uno dei Paesi più democratici e politicamente stabili dell’intera Africa, tanto che dall’indipendenza del 1990 non si sono registrati grandi stravolgimenti politici. In Namibia vige il multipartitismo, sebbene di fatto lo SWAPO (South West Africa People’s Organization) sia il partito dominante. I problemi della Namibia sono di certo altri, come l’AIDS o la povertà, ma nulla da dire riguardo la libertà di stampa o i diritti umani. La Namibia inoltre ha uno dei sistemi educativi migliori d’Africa.
Altri si scandalizzano della presenza di Haiti in una posizione migliore di quella dell’Italia. Ma Haiti, il Paese più povero del mondo, è ormai da anni (per la precisione dalla caduta della dittatura familiare dei Duvalier) uno dei Paesi con la maggior libertà di stampa, certamente il primo nei Caraibi, ed è una delle bandiere del neoliberismo, tanto che molti analisti mondiali si domandano se sia proprio questo eccesso di liberismo e di libertà ad aver portato Haiti al tracollo.
Passiamo ora alla seconda possibilità, vale a dire che decidiamo di non prendere per buona la classifica, ma piuttosto di indagare su chi siano coloro che la stilano. Si viene a sapere, così, che l’ONG RSF è legata al personaggio di Otto Reich e alle organizzazioni di dissidenti cubani della Florida. RSF affianca il governo degli Stati Uniti nel tentativo continuo di screditare Cuba e i Paesi dell’America Latina guidati da governi di sinistra, come il Venezuela di Chávez. RSF riceve ingenti finanziamenti dalle organizzazioni anti-castriste statunitensi, che negli anni hanno persino pianificato attentati a danno di Fidel Castro ed hanno messo in pratica altri attenti anti-cubani, in uno dei quali ha perso la vita anche un cittadino italiano (Fabio di Celmo, ucciso da una bomba il 4 settembre 1997).
Casualmente, Paesi come Cuba e Venezuela si trovano sempre nelle ultime posizioni della classifica, così come il Viêt Nam: peccato che basti accendere una qualsiasi TV vietnamita per guardare canali statunitensi, britannici e francesi… perché quella sì che è vera informazione!
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