Gli Stati Uniti e l’uragano

Uno degli avvenimenti più noti degli ultimi giorni, è quello dell’uragano Sandy che si è violentemente abbattuto sugli Stati Uniti, provocando danni e disagi. La stessa cosa si sente del resto diverse volte l’anno, che l’uragano si chiami Sandy, Katrina o in qualche altro modo. Stando a sentire le cronache, sembrerebbe che questi uragani abbiano una certa antipatia verso gli Stati Uniti, tanto da colpirli continuamente.

Ma la realtà scientifica è un’altra: gli uragani nascono tra il Mar dei Caraibi ed il Golfo del Messico, e nelle prime fasi colpiscono numerosi stati dei Caraibi e dell’America Centrale. Sia Katrina che Sandy, così come tutti gli altri uragani atlantici della storia, hanno colpito la Repubblica Dominica, Haiti, Cuba, le Bahamas, ben prima di arrivare negli Stati Uniti. Eppure, le notizie parlano quasi sempre dello stato d’allerta negli USA e dei danni che questi uragani provocano in Florida, in Louisiana o a New York.

Altra realtà scientifica, è quella della forza dell’uragano che diminuisce con il tempo: vale a dire che gli uragani scaricano la maggior parte della loro violenza sui Caraibi, e quando arrivano sulle coste statunitensi sono già depotenziati rispetto alle fasi precedenti, ergo creano meno danni.

Ma c’è di più: studiando il numero di uragani che si susseguono ogni anno, si è notato che questi stanno aumentando decisamente, a causa del cambiamento climatico. Come sappiamo, il cambiamento climatico è accentuato dall’inquinamento dovuto all’attività umana e, guardando le statistiche mondiali sull’emissione di gas serra ed altre sostanze inquinanti, sarà facile verificare come gli Stati Uniti siano, insieme alla Cina, il primo inquinatore mondiale. Questo significa che se il numero degli uragani è in aumento, lo si deve anche agli Stati Uniti.

In pratica, ogni anno ci ritroviamo a parlare degli Stati Uniti che subiscono danni per via di fenomeni atmosferici che gli stessi statunitensi contribuiscono a creare, mentre lasciamo nel dimenticatoio i danni subiti dai popoli caraibici, costretti a subire le conseguenze di un modello economico e di produzione che a loro non dà nessun vantaggio. Immaginatevi quanti uragani, e di quale entità, si creerebbero se anche i caraibici vivessero secondo gli standard statunitensi!

Quando gli statunitensi cambieranno il proprio stile di vita ed il loro governo imparerà a rispettare il patrimonio naturale mondiale, nonché gli altri popoli, allora forse sarà ragionevole parlare degli Stati Uniti come di una vittima di una calamità naturale. Ma, fino ad allora, la mia solidarietà sarà tutta rivolta ai popoli caraibici, che di questo sistema subiscono solo le conseguenze negative.

E’ la differenza tra la “mondializzazione” e la “globalizzazione”: pochi stati partecipano alla “mondializzazione” economica e tecnologica, ma tutti subiscono “la globalizzazione”, pagando conseguenze sociali ed ambientali gravissime.

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About Giulio Chinappi

Giulio Chinappi è nato a Gaeta il 22 luglio 1989. Dopo aver conseguito la maturità classica, si è laureato presso la facoltà di Scienze Politiche dell’Università “La Sapienza” di Roma, nell’indirizzo di Scienze dello Sviluppo e della Cooperazione Internazionale, e successivamente in Scienze della Popolazione e dello Sviluppo presso l’Université Libre de Bruxelles. Ha poi conseguito il diploma di insegnante TEFL presso la University of Toronto. Ha svolto numerose attività con diverse ONG in Europa e nel Mondo, occupandosi soprattutto di minori. Ha pubblicato numerosi articoli su diverse testate del web. Dal 2012 si occupa di Vietnam, Paese dove risiede tuttora e sul quale ha pubblicato due libri: Educazione e socializzazione dei bambini in Vietnam (2018) e Storia delle religioni in Vietnam (2019). Ha inoltre partecipato come coautore ai testi Contrasto al Covid-19: la risposta cinese (Anteo Edizioni, 2020), Pandemia nel capitalismo del XXI secolo (PM Edizioni, 2020) e Kim Jong Un – Ideologia, politica ed economia nella Corea Popolare (Anteo Edizioni, 2020).

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