
Ad oggi, l’Asia è l’unico continente in cui nessun Paese ammette i matrimoni omosessuali nel proprio territorio. Al contrario di quello che si crede, neanche Israele permette ai propri cittadini omosessuali di sposarsi, anche se riconosce i matrimoni contratti all’estero.
In questo, dunque, la Repubblica Socialista del Viet Nam sta svolgendo il ruolo di pioniere per il continente asiatico, su iniziativa del Ministro della Giustizia, che ha proposto un emendamento che renda possibile il matrimonio tra persone dello stesso stesso, modificando la legge “sul matrimonio e la famiglia” del 2000. Il governo di Hanoi ha dato una prima risposta positiva alla proposta del Ministro, ed ha programmato delle discussioni sul tema all’interno dell’Assemblea Nazionale per la primavera 2013.
Il Ministro della Giustizia si è premurato anche di ascoltare il mondo accademico vietnamita, che ha dato risposte positive. Nella sua lettera, ha voluto sottolineare come la comunità LGBT vietnamita sia in continua espansione, e che la legalizzazione del matrimonio omosessuale debba essere considerata come una forma di protezione della libertà personale. Ha proseguito dicendo che la convivenza delle coppie omosessuali è ormai una realtà, e che quindi sono necessarie delle leggi per regolare questo dato di fatto, così come per proteggere i diritti dei figli degli omosessuali, anche se la cultura e le tradizioni vietnamite fanno sì che il Paese non sia ancora del tutto pronto.
Oltre al Viet Nam, in altri Paesi asiatici sono nati dei dibattiti accesi circa un possibile riconoscimento delle coppie omosessuali, in particolar modo a Taiwan e nel Nepal. Il caso del Nepal è particolarmente significativo, visto che fino al 2007 l’omosessualità era considerata reato nel Paese himalayano, e solo 5 anni dopo si è già arrivati a discutere a livello legislativo su temi che restano taboo in molti Paesi che si dicono avanzati, Italia in testa.
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